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10 (meno una) Birre da Spiaggia

10 (meno una) Birre da Spiaggia


Prova costume? Porque no. Che abbiate la panza con i rotoli da riporto, la pelle a buccia d’arancia, la cellulite a portar via o le tettine da latte, il momento è prospero per una bella scappata in spiaggia di gran classe: ombrellone, panino col minestrone e borsa termica carica di becera birra da discount con le cuciture della zip a farti ciao ciao con la manina. E se per una volta tradiste la cor-oni-etti-eks-berg-ken pim pum pam e cacciaste qualche spiccetto per una buona birra da spiaggia al posto del cucciolone dopo pasto, feticisti da strapazzo? Fatela sta pazzia va, che l’abitudine è un gran sonnifero.

E se non sapete da dove iniziare siete fortunati che in una fase autistica di distacco dalla realtà, oltre a sognare la California, mi sia pizzicata nel cervello una diecimenouno summer dance hopfull compilation, cotta e bevuta per voi fagiolini.

1 – la più provocante.

Che cavolo è una session beer? Una bella ruffianata moderna. Molto leggera, facilissima da bere e normalmente ben luppolata per il grado alcolico, con amaro in evidenza e un esplosione di aromi al naso per un’orgasmo di freshness. La Bikini Beer degli hipster (gypsy) di Evil Twin, con soli 2,7° e il corpo da scrocchiazzeppi, rende molto bene l’idea per iniziare già dal mattino presto…

2 – la più romantica.

Matteo e Cecilia, due studenti trasferitisi a Roma per gli anni universitari, entrarono a contatto con le prime birre artigianali qua e la per i locali della capitale. Da quelle scoperte, quasi in un vortice impetuoso come spesso accade, molte cose per i due iniziarono a ruotare intorno all’amata bevanda: viaggi, storie e produzione casalinga compresa. Con il tempo i viaggi del weekend per raggiungere il loro “birrificio” privato divennero sempre più frequenti e il passo per dar vita ad un birrificio vero e proprio  MC-77 – inesorabile. Il nome del marchio è un omaggio alla strada che i ragazzi  percorrevano in quegli anni, e la loro birra per l’estate, la Punto – altra session beer di 3, 9%, dal colore ambrato, profumatissima e “da bere a secchi” – una dedica all’auto che li accompagnava in quelle occasioni.

 

3 – la più wild.

La Wild Swan – white gold pale ale – di Thornbridge, è un’altra session beer di perfetta bevibilità: colore giallo paglierino, corpo e carbonatazione esili, taglio amaro e aromi prettamente erbacei e “pinosi”, con un pizzico di limone, derivanti dai luppoli utilizzati. Questa birra, come le altre del birrificio inglese diventato un centro d’eccellenza, ha preso forma dalle idee di un giovane birraio italiano, Stefano Cossi, laureato in scienze e tecnologie alimentari all’università di Udine, ed insignito del prestigioso riconoscimento UK Brewer of the Year 2010. La fuga dei cervelli…

4 – la più discola.

Se cercate una birra vergognosamente luppolata per le giornate più calienti ecco a voi un’altra meraviglia del bel paese, versione estiva della double IPA nata in collaborazione con Marco Valeriani, divenuta icona del birrificio Menaresta: la Verguenza Summer. Estremamente amara come la sorella maggiore, la summer, prodotta solamente da aprile a settembre, è una American Ipa dorata di 6% che gioca sulla freschezza e un mix di luppoli europei ed americani ad armonizzare al contempo aromi esotici ed erbacei. Suggerimenti della casa: Da consumarsi fresca, non invecchiare!

 

5 – la più “estate romana”.

Vi concedo anche una semplice “chiara”, ma con criterio. Trovatemi qualcosa di più perfetto per la classifica odierna di ‘na biretta Chiara, marchio del birrificio Birradamare di Fiumicino (RM), e vi offro da bere. Questa Pils di influenze ceco-tedesche, con un ottimo equilibrio e facile beva, appare esattamente per quello che vuole essere, una birra semplice di approccio immediato, che non perda assolutamente la genuinità del mondo artigianale.

6– la più Beatles.

Color dorato, opalescente, schiuma compatta e tanto luppolo per aromi intensi, erbacei e agrumati, e un amaro importante a pulire la bocca per il prossimo sorso. Fab Four a palla in cuffia e Magical Mistery Gold di Freelions tra le mani, e sticazzi della crema solare.

 

7– la più ruffiana.

Se foste a corto di benzina lungo la meta i folgorati di Brewdog vi suggerirebbero la loro Dead Pony Club, California Pale Ale di 3,8%, “but hoppy as hell”. In effetti la luppolatura di questa creaturina (Simcoe, Citra e HBC), pur supportata da una buona base maltata, risulta decisamente ignorante sia al naso (agrumi, erba tagliata e resina) che in bocca. quanto alla bevibilità loro stessi recitano: “perfect for drinking by the bottle, case or even keg”…

8 – la più Dik Dik.

Sognate la California ma il portafogli non lascia scampo? La Stelle e Strisce del Birrificio del Borgo è la soluzione per le vostre tasche. Nata da un idea del birraio italo-americano Brooks Carretta ai tempi in cui lavorava alla corte di Leonardo Di Vincenzo, prima dell’attuale impiego alla “birreria” di eataly a Roma, quest’altra “summer ale” di 3,5% rappresenta un’ottima bevuta senza pensieri, anche se l’equilibrio tra la base maltata e la generosa componente luppolata risulta tutt’altro che ban-Ale.

 

9 – la più secicaschitispezzolegambe.

Dreher Lemon Radler, altro che tempo di limonare, fatevi pure i cazzi vostri.

E il naufragar m’è dolce in questo mare.
(se più luppolato anche meglio)

 

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Umberto Calabria

Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.

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