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A colpi di matita 2.0: Noemi Gambini

A colpi di matita 2.0: Noemi Gambini


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Illustratrice selvatica e perfezionista disordinata, allevatrice di alpaca, distruggi pennelli per professione

Come hai imparato a “disegnare”?
No so bene come tutto è iniziato, ma ho un ricordo di quando ero all’asilo, avrò avuto 3 o 4 anni, non volevo fare altro che disegnare e giocare con un modellino in plastica della tigre verde di He-Man, una vera ossessione. Alle elementari perdevo ore a fare le cornicette ai pensierini che la maestra ci faceva scrivere. Alla fine disegnavo meglio della maestra e quello mi diede la spinta finale. In quinta elementare volevo trasferirmi in Giappone a disegnare manga

24 ore, qual è la TUA ora e perché?
Il dopocena è magnifico, incastrerei l’ora perfetta tra le 9:30 e le 10:30, nessuna telefonata, nessuna distrazione, un film in sottofondo e via a disegnare, cosa ci può essere di meglio?

Immagina un foglio bianco, qual è il processo creativo che segui?
Sono una di quei disegnatori che deve pensare tanto prima di iniziare a disegnare una tavola. Quando mi metto davanti a un foglio devo avere già un’immagine in testa(elaborata anche in qualche giorno di riflessioni e immersioni in film e libri), che può modificarsi durante la lavorazione, ma quasi sempre l’immagine stampata in testa è quella che cerco di raggiungere con lo schizzo. Disegno su un blocco di carta gialla, perché il foglio bianco mi blocca totalmente.
Una volta che ho fatto un matitato definitivo che mi piace, inizio con il fare lo sfondo ad acrilico, senza personaggi. I personaggi infatti li realizzo a parte su carta seta, con acrilico a secco (da questo deriva il mio soprannome “ distruggi pennelli”) perché praticamente mi mangio un pennello per ogni illustrazione che faccio…non molto economico in effetti
Poi i personaggi li ritaglio con un bisturi e li incollo sullo sfondo. Adoro questa tecnica perché posso modificare la composizione anche in base ai colori che uso, e posso equilibrare il tutto fino alla fine

Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Se lavoro in digitale faccio tutto direttamente a pc, è molto più semplice dal mio punto di vista, elimino l’utilizzo dello scanner(con cui ho una relazione complicata).
Però la maggior parte dei miei lavori sono in tradizionale, acrilico e collage di carta seta, come spiegato sopra, ma ho lavorato per molti anni con l’acquerello e le tempere. L’acrilico però non lo cambierei con niente al mondo, ho trovato l’equilibrio con questa tecnica e cercherò di perfezionarla con il tempo

Momento marzullesco: fatti una domanda e datti una risposta
Cosa pensi di combinare domani?
Mbhà, mi alzerò, andrò al lavoro in ufficio stile zombi e poi ad occuparmi dei miei alpaca (che amo tantissimo) e tardo pomeriggio mi godrò le ore di lavoro al tavolo da disegno fino a tarda sera, questa routine mi… rende felice!

Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Oddio ne avrei una lista lunga quanto la muraglia cinese!
Ultimamente grazie ad un link su facebook ho scoperto una illustratrice carinissima, Monica Ramos, è fresca e delicata, mi piace un sacco!
Però tutti i miei colleghi facebokkiani sono la mia ispirazione giornaliera, li adoro tutti, siamo tutti molto in contatto, siamo sempre aggiornatissimi gli uni con gli altri e ci sosteniamo tanto, perché questo lavoro è stupendo, ma non proprio facile come sembra ☺

Final bonus question: Leggendo tra le pagine del tuo blog mi sono resa conto che da tempo le tue illustrazioni sono destinate ad un pubblico molto giovane, illustri libri per bambini.
Che differenza c’è nel dover realizzare un’illustrazione adatta ad un bambino e un’illustrazione adatta ad un pubblico diverso?
Che tipo di attenzione, di cura si utilizzA per riuscire a tradurre un libro con e per i loro occhi? E’ un po’ diventare come loro?
Quando disegno in realtà lo faccio in modo molto egoistico, ovvero come piace a me, e non pensando scientificamente a chi andrà, perchè credo che quella sia una conseguenza. E’ lo stile e l’attitudine personale a stabilire per quale mercato siamo più adatti( anche se sto imparando a lavorare anche per mercati molto diversi da quello per bambini).
Ad ogni modo se c’è un bambino sopravvissuto all’età adulta posso dire che sicuramente vive dentro ad un illustratore, specialmente se di libri per bambini. E’ tutta una questione di immaginario e sensibilità. Bisogna essere abbastanza piccoli per immaginarlo ma abbastanza grandi per realizzarlo :)
In realtà su queste ultime domande potrei scrivere un saggio e non rendermene conto!

Ringraziamo Noemi e vi invitiamo a visitare il suo blog: http://noemigambiniillustrator.blogspot.it/

 


Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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