Ti svegli di soprassalto e, cazzo, è già lunedì e sei già in ritardo per andare a lavoro.
Scendi dal letto a soppalco con cerchio alla testa da circense e rovesciata volante alla bonimba in pieno stato confusionale, con il mantello da Superman appiccicato sulle spalle che sarebbe stato il tuo fresco coprimaterasso, se non fosse arrivato di soprassalto il vento infuocato dell’Ade. Acqua gelida in faccia e via a tastare i vestiti ad occhi chiusi – che oramai li conosci a memoria come neanche la buon anima di tua nonna che toccava sempre tutto – un paio di biscotti a secco, occhiale da sole da necessità e largo alla corsa in scooter. Poi ti ricordi pure che eri dal giovedì precedente all’Imperial Beer Party, ed è per questo forse che hai ancora voglia di birra.
La manifestazione, sorella dello straordinario successo riscontrato dallo Spring Beer Festival lo scorso aprile, ha visto impegnati più di venti birrifici tra le migliori realtà della scena artigianale Italiana. Nonostante il pubblico in calo rispetto alla vera e propria trans agonistica da fermentazione sperimentata nel passato festival, complice anche il caldo torrido appena giunto e l’astinenza forzosa da mare riscontrata dai più a causa delle recenti piogge monsoniche, anche questa occasione ha confermato quanto di buono, genuino e fraterno ci sia nella stragrande maggioranza di questo mondo, e di quanto ogni volta la “grande famiglia” si allarghi un pezzettino di più a chi questo spirito vuole condividere ed arricchire.
Ma basta con le smancerie e largo ai resoconti sulle bevute. Mi fa ancora una volta effetto (anche se ha molto più di un senso) che le birre tra le più apprezzate siano state le basse fermentazioni del Birrone, straordinariamente fragranti capolavori di bevibilità.
La Brusca si è confermata un’ottima Pils, con i malti in risalto e il finale amaro deciso, la Punto G una Bock ambrata sensuale e setosa, dal carattere nettamente maltato e la Gerica una Cascadian Lager estremamente dissetante, con amaro persistente e aromi agrumati.
I ragazzi del Piccolo Birrificio Clandestino di Livorno hanno confermato le ottime valutazioni riscontrate nell’ultimo periodo, unite a simpatia e accoglienza tipicamente toscane. Oltre la Montinera, Imperial Stout già birra dell’anno Unionbirrai 2012 nella categoria, mi ha fatto un’ottima impressione anche la Riappala, IPA ben fatta, ricca di aromi e del giusto livello di amaro. Interessantissimo anche il Barley Wine cacciato dal frigo un po’ di sotterfugi, con dolci note marsalate e rotonde e un’ottima bevibilità, fortemente caratterizzato dall’ossidazione in legno (sei mesi) e la maturazione in bottiglia (un anno).
Altro toscano di quelli seri, Moreno dell’Olmaia, ha continuato a spingere sull’ultima creatura della casa, la Starship. Provata il giovedì con il fusto da poco piazzato e i problemi tecnici di refrigerazione mi è risultata un po’ lievitosa al naso; ritestata la domenica con calma ha invece ripreso alla grande le valutazioni, con aromi intensi e persistenti, amaro deciso ma ottimamente bilanciato dal caramello dei malti e dal corpo ben presente.
Ancora alle prime apparizioni romane è stato il Birrificio Settimo (VA) – ex Siebter Himmel. Il birraio Nicola (Nix) continua alla grande sulla sua strada controcorrente, tutta legata alla tradizione belga e l’impiego di materie prime “fuori moda”. La Levis e la Wit si sono dimostrate due birre perfettamente estive: la prima, una Belgian Pale Ale chiara di soli 3,8°, con sentori floreali ed erbacei ed amaro marcato; la seconda, una tipica e morbida Wit di 5,3°, molto speziata, con coriandolo in evidenza – in maniera non pesante – e aromi pepati.
Sulla scia dell’amaro continuano a sorprendermi due neonati birrifici laziali. Il Birrificio Aurelio ha confezionato birre ben costruite di cui ha spiccato una Settevene IPA in forma straordinaria, con intense note balsamiche e il finale amaro bello lungo a spaccare la base ambrata e avvolgente dei malti. Il Birrificio Pontino mi ha colpito con un’anteprima ancora senza nome ufficiale, una Black IPA marcatamente tostata, dal corpo generoso e dai luppoli resinosi e agrumati. Ad essi si aggiungono gli svizzeri di Bad Attitude, con un innovativa White IPA secca e bevibile, caratterizzata dall’impiego inusuale di lievito saison.
Tra le conferme c’è sempre Andrea Fralleoni di Freelions, che sta stupendo tutti migliorando notevolmente di cotta in cotta: Ottima l’Area 51, IPA anch’essa di ottima fattura e luppolatura generosa. Anche Almond 22 non ha deluso le aspettative personali con la Blanche de Valerie, birra di frumento con farro e segale: Incredibilmente fresca e morbida con retrolfatto pepatissimo, la migliore della categoria in Italia.
Da ultimo (ma non ultimo) il Birrificio Opperbacco di cui ho veramente poco da dire se non che Luigi non sbaglia ne sbaglia una e si conferma un’asse portante della birra artigianale italiana. Mi ha ristupito dopo un po’ di tempo la SaisonIpa, con pannosità e pienezza che non ricordavo.
Una menzione va fatta anche alla parte food principale, curata dal Maltese Pub e Beerbaccione Beershop, che ho trovato ancora migliorata, con una vasta scelta tra cui arrosticini, hamburger e cartoccio di pesce davvero gourmet. In aggiunta mi hanno stuzzicato altri due stand: uno di fritti e dolci siciliani da colpo alla gola e un altro con salumi spettacolari di ragazzi calabresi (la ventricina era da sballo).
Ritornando alla parte emozionale volevo ringraziare i ragazzi di Homo Luppolo – Giacomo, Gianluca e Sara – oltre ai supporter per la componente cazzona e molesta – Bob e Adriano – con cui ho trascorso un’altra stupenda giornata con la “cotta pubblica” della domenica.
Nonostante il caldo sfiancante e le numerose avversità “tecniche”, l’ottima compagnia ha vinto a mani basse su infradito ed ombrellone.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.