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Riolo Terme il mio paese.
Maddalena, la cantina e l’illustrazione le mie passioni.
Stop.
Come hai imparato a “disegnare”?
Ricordo vagamente i primi “rudimenti” ricevuti in tenera età… Fugaci flashback in cui cerco di imitare le curve dei profili di volti tracciati da mio padre sulla carta quadrettata. Da quei primi cm di grafite ad oggi non ho mai smesso di disegnare e di imparare.
24 ore, qual è la TUA ora e perché?
Sicuramente le ore mattutine sono le migliori. Alle 8 tutto mi sembra positivo e rassicurante.
Immagina un foglio bianco, qual è il processo creativo che segui?
Il foglio bianco non è mai il punto di partenza delle mie illustrazioni. Prima di arrivarci trascorro ore ed ore elaborando con la mente la soluzione migliore. Tutti i tempi cosiddetti “morti” sono per me estremamente vivi e fecondi. Ritengo che i dormiveglia, le docce, le pause digestive, i tragitti in macchina con gli stop al semaforo, siano fondamentali per un processo creativo ottimale. Fiero di essere sovente con la testa fra le nuvole!
Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Mi ritengo ancora un illustratore analogico. Realizzo sempre tutto a matita (sono un amante degli scarabocchi su carta), poi trasporto il disegno su carta di qualità e inizio a colorare (tempere acriliche e/o matite colorate). Utilizzo il pc per integrare l’illustrazione con texture (sempre mie) o assemblare insieme disegni da fogli diversi. Quindi calibro i contrasti e la saturazione dei colori e ripulisco l’immagine da eventuali sbavature o imperfezioni.
Momento marzullesco: fatti una domanda e datti una risposta
L’illustrazione aiuta a vivere meglio?
Assolutamente! La considero un antidepressivo. Quando illustro le giornate assumono tonalità più brillanti e tutto intorno a me assume un’aurea magica, fuori dal tempo.
Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Matteo Berton
Final bonus question: Frugando tra le pagine del tuo sito, ho visto che tra i tuoi lavori ci sono molte pubblicazioni.
La mia curiosità è questa: come si instaura un rapporto con l’autore del libro e soprattutto con la storia da illustrare?
E poi: a me, sfogliando un libro illustrato, piace guardare prima le “figure” e poi accompagnarle dal testo, per scoprire se la storia era già raccontata dalle immagini o semplicemente per testare la mia fantasia di “bambina”.
Tu in che modo crei il contatto con il lettore?
Normalmente l’editore si guarda bene dal mettere in contatto lo scrittore con l’illustratore in corso d’opera… Probabilmente perché preferisce mantenere la “regia” del libro evitando che si inneschi un confronto parallelo che generi corto-circuiti anomali (positivi o negativi) tra le parti e un conseguente allungamento dei tempi di realizzazione.
Molto più spesso quindi il rapporto con lo scrittore nasce dalla lettura del suo libro e dalla carica immaginifica che questa riesce a procurare. Dopodiché, in modo più o meno inconscio, ci si avvicina al testo con l’approccio tecnico/stilistico adatto per “conquistarlo”. A volte è colpo di fulmine e le immagini escono con grande naturalezza, altre volte invece, occorre impegnarsi in corteggiamenti estenuanti, destinati a sfociare comunque in una “relazione sentimentale”.
Ritengo che l’illustrazione in un libro non debba mai essere la traduzione figurativa del testo, ovvero un suo mero riflesso, ma un interlocutore che lo ascolta, sottolinea alcuni concetti e interviene con impressioni o suggestioni proprie.
Più profondo e appassionato è il dialogo (o flirt!) tra testo e illustrazione e maggiori saranno le possibilità che il lettore si affezioni al libro che sta sfogliando.
Ringraziamo andrea per la sua disponibilità e vi invitiamo a visitare il suo blog: http://andrearivola.blogspot.it/
Marta Latini
Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...