« Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. »
Sapete quanto mi piace parlare di coloro che parlano della città, non c’è bisogno di dirvelo ogni volta, ormai l’avete capito. La città e il suo tessuto urbano sono elementi essenziali della mia stessa esistenza; provo emozione nel descrivere una città e allo stesso tempo mi piace lasciarmela descrivere, qualsiasi essa sia, perché la sua geometria, la sua altezza e la sua storia raccontano la vita dell’essere umano e i suoi incontri, la sua solitudine e il senso di comunità, proprio come fa Italo Calvino ne Le città invisibili. Lo avete letto? Cavolo ragazzi è uno di quei capolavori da mettere sulla stessa mensola della libreria a fianco ad altri grandi eccellenze come La Divina Commedia, il Decameron, Delitto e castigo, uno qualsiasi di Umberto Eco, tutte le poesie di Garcia Lorca, le barzellette di Pippo Franco, la guida della Spagna del Sud e Stencil History X di C215.
A proposito di stencil e C215 oggi voglio presentarvi un artista formidabile, il quale crea meraviglie con lo stencil e vanta persino una collaborazione con lo street artist francese di cui vi ho parlato qualche numero fa.
Logan Hicks è il nostro genio di questa domenica, vive a New York e nel suo laboratorio crea stencil da paura, come direbbe il mio caro amico Luca Uffa, i quali poi si trasformano in capolavori sulle superfici urbane. Ho letto in un’intervista che si ciba di ispirazioni che provengono passeggiando sotto la metropolitana, un luogo in cui l’individuo dipende totalmente dal tempo e dallo spazio. Anche a Logan Hicks dunque piace descrivere la città e lo fa esprimendosi nella tecnica dello stencil con cui forgia altre piccole realtà urbane, come se volesse creare un mondo parallelo, in orbita a quello già realmente presente intorno a noi. La sua tecnica consiste nel fotografare la gente e i paesaggi urbani per poi stamparli e ritagliarli in stencil.È come se sulla superficie della metropoli si nascondesse un’altra città, quella immaginata, quella invisibile a cui l’artista newyorkese cerca di dare esistenza e consistenza. Un genio appunto.
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.