“Le cose che il romanzo non dice sono necessariamente più di quelle che dice,
e solo un particolare riverbero di ciò che è scritto può dare l’illusione
di stare leggendo anche il non scritto”.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, 1979
Ho bisogno di sognare. Raccontami una bella storia, una favola. Voglio dipingermi un mondo personale, voglio poterlo creare da me.
Anche se non sono più un bambino le storie mi piacciono ancora. Le leggevo, da piccolo. Le leggevo da solo le favolette; mia madre non me le raccontava, ma le piaceva regalarmi libri. In verità le parole non mi interessavano, mi raccontavo da solo le storie in base alle figure. E le raccontavo anche a chi mi stava vicino. Non mi sento speciale per questo. È l’istinto di tutti i bambini. Non mi sento speciale per aver passato l’infanzia a raccontare storie incredibili agli altri. È un bisogno di tanti quello di scriversi la propria storia, il proprio romanzo nella testa.
Le immagini sono il mio romanzo, l’arte in generale è il romanzo più bello. C’è chi dell’arte ha fatto la propria vita, disegnando una storia indimenticabile sulle tele.
C’è chi invece i romanzi li ha scritti ed ha realizzato un’opera d’arte sulla carta, lasciando poi la creazione di immagini individuali al suo lettore.
In ogni caso si tratta della stessa necessità interiore che è anche alla base dei cinque sensi e quindi alla radice di ogni forma d’arte.
Non è facile raccontare la storia di come le parole diventino immagini. Sono troppi i libri da leggere, sono troppe le opere ispirate a parole, storie e poesie.
Ma qualcuno ci ha provato: la mostra “L’arte è un romanzo, la straordinaria storia delle parole che diventano immagini” racconta le correlazioni esistenti tra l’universo della scrittura e il mondo dell’arte contemporanea. Un progetto che nasce sostanzialmente dall’ammissione di un fallimento, come ammette il curatore Luca Beatrice, critico d’arte contemporanea, nel catalogo della mostra, perché “da qualsiasi parte si cominci è impossibile mettere in fila tutti i libri importanti, che hanno segnato la nostra vita fin dai tempi delle prime letture”. Parte delle oltre centocinquanta opere presenti nella mostra sono state suggerite dal sondaggio lanciato sui social network, in cui il pubblico è stato invitato a segnalare quali libri del Novecento siano più meritevoli di essere ricordati.
“L’arte è un romanzo” mette in evidenza differenti interpretazioni dell’idea di libro in una piacevole eterogeneità di linguaggi espressivi: dalla pittura alla fotografia, dall’installazione alla scultura, dall’illustrazione al design, nel tentativo di rappresentare il processo di trasformazione della parola in immagini.
Sono presenti alcuni focus su scrittori simbolo: Primo Levi, evocato con un lavoro di Fabio Mauri del 1971 e con la tela Noi non siamo gli ultimi, 1971 di Zoran Music; e Pier Paolo Pasolini, ritratto nelle fotografie di Elisabetta Catalano e Sandro Becchetti, raccontato attraverso l’installazione di Alfredo Jaar, ispirata al film Mamma Roma e il video di Cerith Wyn Evans, Fire work Text, 1999, girato sulla spiaggia di Ostia, esattamente nel luogo in cui venne ucciso.
Lungo le venti sale del Palazzo della Penna sono raccolti svariati percorsi tematici, il primo dei quali funge da incipit: “l’arte è una parola”, dovremmo imparare ad osservare le poesie e a leggere le immagini. Lo diceva anche Baudelaire: “L’immaginazione è una facoltà quasi divina che intuisce immediatamente, al di fuori dei metodi filosofici, i rapporti intimi e segreti delle cose, le corrispondenze e le analogie”. Nell’ottocento i decadentisti faranno di questo principio la visione fondante della loro esperienza poetica. Da allora questa nuova visione sarà la chiave per ogni produzione artistica, e il percorso all’interno dell’esposizione ci mostra come. Attraverso le opere di:
Pilar Albarracìn, Franco Albini, Maddalena Ambrosio, Maurizio Arcangeli, Stefano Arienti, Dino Buzzati, Alessandra Baldoni, Nanni Balestrini, Sandro Becchetti, Bertozzi&Casoni, Sauro Cardinali, Achille Castiglioni, Elisabetta Catalano, Guglielmo Achille Cavellini, Joe Colombo, Guglielmo Castelli, Sarah Ciracì, Clegg&Guttmann, Guido Crepax, Mario Dellavedova, Cerith Wyn Evans, Lawrence Ferlinghetti, Gianni Berengo Gardin, Alberto Giacometti, Giuliano Giuman, Meri Gorni, Ryan Heshka, Candida Höfer, Emilio Isgrò, Alfredo Jaar, Carlo Jacono, Massimo Kaufmann, Richard Kern, Joseph Kosuth, Maria Lai, Ketty La Rocca, Nicus Lucà, Milo Manara, Vico Magistretti, Masbedo, Fabio Mauri, Bruno Munari, Zoran Music, Maurizio Nannucci, Ugo Nespolo, Shirin Neshat, Lori Nix, Dennis Oppenheim, Claudio Parmiggiani, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Tullio Pericoli, Marco Petrus, Hugo Pratt, Nicolas Rule, Salvo, Maurizio Savini, Ettore Sottsass, Emilio Tadini, Marco Tamburro, Karel Thole, Ben Vautier, Vedovamazzei, Walter Valentini, Giuseppe Veneziano, Andy Warhol.
Potrei cercare di descrivere questa suggestiva esperienza, per permettervi di figurare nella mente
un’ immagine personale, ma preferisco farlo con la fotografia, che non lascerà certo la stessa libertà d’immaginazione ma vi racconterà sicuramente qualcosa.
La Mostra è stata inaugurata il 25 aprile 2013, nel quadro degli eventi in programma per il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, di cui vi avevamo parlato qui.
Perugia, Palazzo della Penna, via Podiani, 11
24 aprile – 1 settembre 2013
Lunedì – domenica: 10.00-13.30 / 15.00-18.00
Informazioni +39 075 5716233
Stefano Gizzi
A volte cerco di ricordare a quando possa risalire il primo fotogramma della mia esistenza, ma non sono mai riuscito a trovare un punto d’inizio. Perché da che ne ho memoria la fotografia ha sempre fatto parte di me.