Le storie per bambini (almeno le più classiche) hanno sempre quella conclusione a lieto fine che abitua il cuore dei più piccoli a sperare. Sperare sempre.
Speranze che spesso gli adulti lasciano fluir via, nel marasma generale di progetti finiti male o di sogni precari, in equilibrio grazie a pile di oggetti incollati male uno sopra l’altro e pronti a venir giù al primo alito di vento caldo, quando la colla si scioglie e tu sai che non potrai esser di sotto a raccogliere tutti i pezzi.
C’è una domanda che nel mio piccolo di studente (navigato ma fallito) mi sono sempre fatto: riuscirei a fare per trent’anni (e diosolosaperquantialtri fino alla pensione (?) ) un lavoro che non mi piace?
Domanda che spesso mi ha fatto ronzare in testa idee del tipo “mollo tutto e me ne vado a Bora Bora” o “quasi quasi apro uno studio creativo o una galleria d’arte” cadute invevitabilmente nel baratro per mancanza di coraggio o forse perchè non sono ancora pronto a una vita lontana dal “maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual….”
La storia che vi raccontiamo oggi però, è la storia di nove ragazzi (Si, avete letto bene, NOVE) cementati tra loro (e con relative prove antisismiche) da una massiccia dose di intraprendenza e coraggio, che dopo un percorso formativo durato tre anni, all’ISFCI (Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata) decidono di unire le loro forze per inseguire un futuro fatto di passioni e voglia di fare.
L’idea di partenza è encomiabile, considerando che il mondo là fuori, ci grida a gran voce che “Le attività più impensabili chiudono. Figuratevi se c’è spazio per arte e creatività” .
Ma i ragazzi in questione hanno dalla loro l’irrequietezza e l’imprudenza giovanile, tipica di chi insegue una ricerca personale che va oltre il mero lavoro retributivo. Così ad ottobre duemiladodici nasce il progetto Another Studio.
Ci sono cose che per quanto ci sforziamo, non riusciamo proprio a definire, luoghi così poliedrici e multifunzionali che è impossibile catalogare. Ci sono spazi pervasi da un incredibile profumo di creatività, che si attacca alla pelle e ci rimane per giorni. E non puoi fare a meno di rimanerne affascinato, di domandarti qual è la formula giusta, (se c’è una formula giusta) di quali siano gli ingredienti e le dosi necessarie. Finisci col provare un po’ di invidia anche, perchè le cose “profumate” richiedono coraggio. E il coraggio non tutti ce l’hanno.
Another Studio è un collettivo (anche), è uno sguardo a 18 mani attento e professionale sul mondo della fotografia (anche), è uno studio fotografico con sala posa gigante (anche), uno studio creativo (anche) un luogo per il co-working (anche), un divantto sul quale fare quattro chiacchiere interessanti (anche), Another Studio è un frigorifero vintage con crostate alla nutella e marmellata di visciole (anche), è una scrivania a posti illimitati sulla quale progettare ricerche personali o pubblicitarie (anche), è un luogo dove poter assistere a workshop interessantissimi. E potrei continuare fino alla mezzanotte, tirando fuori appellativi (tutti validissimi) per descrivere Another Studio, senza realmente riuscire a definirlo con una sola parola e arrivando alla conclusione che gli spazi che piacciono a noi, sono proprio quelli in cui l’unico limite è relegato alla creatività di ciascuno.
I nomi dei componenti di Another Studio ve li impilo qui sotto, tutti quanti. Perchè si incastrano bene, e tengono duro.
E li trovate in Via Del Mandrione 109 a Roma.
Andrea Pilia
Edouard Arnold
Filippo Arena
Filippo Di Rosa
Martina Pavia
Paolo Ippolito
Salvatore Femia
Ugo Salerno
Valeria Vari
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.