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Birre quaresimali e frati beoni: le Doppelbock

Birre quaresimali e frati beoni: le Doppelbock


Ricordo nitidamente il mercoledì delle scuole elementari. Era una giornata di merda in tutto e per tutto. Non bastava il pranzo orribile alla mensa scolastica (ed io ero pure uno dei pochi fortunati a quell’età che facevano mezza giornata di scuola, tranne quel giorno…) e l’ansia da oppressione fino a quelle maledette ed interminabili quattro e mezza. Il mercoledì era una giornata di merda perché poi c’era IL CATECHISMO. Ed ore interminabili che le balle dopo due ore di Storia del Diritto Medievale in tempo universitario mi strusciavano meno a terra. Se mi avessero raccontato qualche aneddoto simpatico almeno… che so, tipo che in tempo di Quaresima i Monaci si sparavano fino a 8 litri di birra al giorno per sopperire alla fame da digiuno, magari il tempo in quella saletta della parrocchia sarebbe passato più rapidamente. Almeno nei miei viaggi mentali.

Fratelli e sorelle, manca poco alla Santa domenica di Pasqua e non mi sembra il caso di trascurare per un altro anno delle vostre noiosissime vite l’origine e lo sviluppo delle Doppelbock, tipiche birre stagionali bavaresi e folkloristiche.

L’origine di queste birre potenti e corpose ha radici antiche nel tempo ed è legato ai Monaci dell’ordine di San Francesco da Paola, giunti nel 1627 a Monaco dalla lontana Calabria per volere del Re di Baviera Massimiliano I, che gli concesse ospitalità nel monastero di Neudeck ob der Au. E cosa fecero questi in breve tempo? Si misero ovviamente a produrre birra, la cui prima menzione storica è del 1634. Come in ogni monastero infatti, per sostenersi durante il lungo digiuno imposto dalla Quaresima, veniva preparata una birra molto più alcolica e calorica del solito, destinata al solo consumo interno e bevuta in abbondanza in sostituzione del cibo, come vero e proprio “Pane Liquido”. Si narra che i monaci Paolani, temendo che il bere in grandi quantità un liquido così buono fosse un atto poco rispettoso delle restrizioni quaresimali, decisero di sollecitare direttamente il parere del Papa, inviandogli un barile per la sua valutazione. Il caso volle che il barile però, esposto nel lungo viaggio sino a Roma a temperature di conservazione non ottimali, ne risentì notevolmente, trasformandosi in un liquido completamente acidulo e poco accattivante; il Papa dunque, ritenendo che una bevanda così cattiva doveva per forza avere degli effetti positivi e purificatori su chi la beveva, diede la sua benedizione e acconsentì ai monaci di produrla da allora senza crisi esistenziali con l’espressione “Potus non frangit ieiunium” – “Bere non infrange la Quaresima”.

La ricetta originaria della prima Doppelbock, la Salvator, si deve dunque ai monaci Paolani, che ne cominciarono l’elargizione al popolo ancor prima del 1780, quando ottennero dal Re il permesso apposito per la mescita al pubblico. Sfortunatamente però, in periodo napoleonico, il monastero fu sciolto e  l’attività venduta a privati che dal 1837 continuarono a produrre con il nome di Paulaner. Solo nel 1894 però, dato il continuo sviluppo di decine di Doppelbock chiamate Salvator, i fratelli Schmederer, succeduti alla guida del birrificio, si decisero a brevettarne finalmente il nome. ciò costrinse gli altri birrifici a cambiarne il nome, pur mantenendo, nelle forme più varie, il suffisso –ator ad indicarne l’origine e contraddistinguerne lo stile. Da allora centinaia di birre vennero prodotte in Germania con questa dicitura, tra cui le famose Augustiner Maximator, Ayinger Celebrator e Spaten Optimator.

La Doppelbock è una tradizionale birra tedesca a bassa fermentazione, di contenuto alcolico considerevole (6°- 10°), colore generalmente ambrato e corpo discreto. Per questi elementi in particolare si differenzia dalle birre tipiche della cittadina di Einbeck, dalla cui storpiatura del nome ne sono nate le Bock (letteralmente “caprone”), un gradino sotto le prime in quanto a alcol e struttura. Al naso abbastanza complessa, con note nettamente maltate, sentori di caramello, miele di castagno, nocciola, biscotto, frutta secca e frutta sotto spirito, in bocca la Doppelbock conferma, morbida e corposa, le sensazioni spostate decisamente verso il dolce, sostenuto ancor più dalle sensazioni di calore portate dal grado alcolico elevato.

Nata per essere accompagnata a braccetto con i pesanti piatti di carne e stufati tipici della tradizione tedesca, trova abbinamenti ideali anche con i piatti tipici della tradizione pasquale italiana, tra cui Agnello con patate, torte salate ripiene di uova e salame corallina e pizze al formaggio, prestandosi egregiamente ad accompagnare dolci come la classica colomba e le uova di cioccolato in tutte le salse.

Santa Pasqua. Mangiatene e bevetene tutti.


Umberto Calabria

Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.

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