Credo che Fabian Oefner, prima di scoprire la macchina fotografica, abbia giocato un bel po’ con il piccolo chimico. Dico questo perché le sue opere sono esattamente a cavallo tra arte e scienza e lasciano trasparire tutto l’entusiasmo del gioco e della sperimentazione.
Fabian si diverte e catturare normali fenomeni naturali e a riproporceli nella maniera più sorprendente possibile, invitando a soffermarsi per un attimo sugli aspetti poetici del mondo che ci circonda.
In tutti i lavori dell’artista svizzero, l’elemento fondamentale è il colore. Fabian lo utilizza per creare degli universi paralleli dalle incredibili potenzialità visive ed estetiche.
Nel suo Millefiori ad esempio, quella che sembra una sorta di coloratissima cellula biologica è in realtà una piccola quantita di ferrofluido (composto liquido sensibile al magnetismo) che, mischiato a dosi di acquarelli, crea questo magnifico effetto labirinto a celle. Il tutto sulla scala di grandezza di un’unghia.
E dall’infinitamente piccolo Fabian passa alla rappresentazione dell’infinitamente grande nel suo progetto Nebulae, ricreando intere porzioni di universo. Come? Vi ricordate di quelle brutte lampade anni ’90 in fibra di vetro? Basta accenderle e fotografarle a tempi lunghi. Ecco fotografata la più colorata delle galassie.
Per il suo recente lavoro, Fabian Oefner è voluto rimanere nello spazio e creare artificialmente l’effetto di un buco nero in prossimità di una scatola di tempere. Il risultato è Black Hole: una serie di scatti che mostrano come la forza centripeta modella la vernice. Se vi state chiedendo come abbia realizzato queste immagini la risposta la potete trovare nel breve video subito dopo la gallery.
Michele Ponzelli
Ma per la bio va bene una stronzata tipo: da piccolo mi parcheggiavano davanti la TV. Non c'è da stupirsi se nella vita ho scelto di studiare i messaggi subliminali, poi ho avuto un incontro del quarto tipo con gli alieni. Ora sono uno normale.