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Parole che non sono innocue: vite (che non sono le...

Parole che non sono innocue: vite (che non sono le nostre)


Certe cose vanno a finire così. Non ti lasciano scelta. Non ti chiedono se conosci un’alternativa, se c’è qualcosa che si può fare per rimediare, magari un viaggio nel tempo, una gomma per cancellare, o semplicemente far finta che nulla sia accaduto. E’ passato.
E’ passato e non può tornare, non può essere modificato.
Ti sbattono in faccia la frase “dovevi pensarci prima” e tu sei lì a chiederti se effettivamente sarebbe servito, se avrebbe influito sull’esito di quella storia, se è vero che abbiamo sempre un’alternativa, o se tutto è così dannatamente stabilito, lasciandoci solo l’illusione di una scelta.
La verità è che non siamo forti abbastanza, non siamo in grado di trovare una risposta sincera alla domanda “cosa c’è che non va nella mia vita?”. Continuiamo a desiderare un 42pollici, o l’attico in centro, la laurea, un lavoro a tempo indeterminato o l’auto sportiva che ci hanno sempre fatto vedere in tv, convinti che tanti pezzi di gioia possano fare la felicità: gioia + gioia + gioia +…= felicità.
Ma le regole matematiche non funzionano in questi casi. Non basta ripetersi che la felicità si raggiunge a piccoli passi e addizionare il tutto; perchè durante il cammino capita spesso di fare i passi sbagliati e non c’è sottrazione che tenga. Non. Puoi. Tornare. Indietro.
Non puoi richiedere il tempo perduto alla vita. Non puoi richiedere i tuoi 18 anni, o i 26 spesi ad inseguire una laurea. Ti serviva davvero correre così tanto? Ti serviva davvero sederti su quell’auto lanciata a velocità inumana verso l’ignoto? Ti serviva davvero dire “no stasera non posso” o “rimandiamo a domani”? Ti serviva davvero abbandonare passioni e sogni e l’instabilità dei rapporti umani, solo per poter dire di aver preso in tempo quel “treno”?
Vi siete mai chiesti cosa vorreste dalla vita? E non fate i furbi con voi stessi,  non rispondete “SOLTANTO LA FELICITà”
Vi siete mai chiesti cosa vi renderebbe davvero felici? Parlo di quella felicità che ti fa sobbalzare il cuore, che ti fa sospirare, ti inebria la vista. Quella felicità che inevitabilmente ti fa chiedere “Quanto durerà?”
Perchè il rischio in quei momenti, è che la paura di poter perdere tutto diventi più invadente del momento stesso.
Ci hanno insegnato: ottieni una cosa e fai del tutto per mantenerla. E noi, soldatini dall’animo di cartapesta, abbiamo eseguito quegli ordini. Ci siamo posti obiettivi facili, a breve scadenza, in modo da farci sembrare tutto più facile e siamo caduti nelle sabbie mobili, ci siamo tuffati in quel circolo vizioso, che è la vita che ci hanno detto di vivere.

Diamine è ridicolo. Possiamo trasformare tutto in un libro illustrato, smantellare il mondo intorno a noi, i palazzi, le strade, le macchine, il lavoro. Possiamo (Re)inventarci ogni giorno, diventare surfisti a cinquant’anni, cantastorie a sessanta, tennisti a venti, idraulici a quaranta, o laureati a ottanta. Possiamo cambiare la vita così com’è, così come ci hanno detto di viverla, possiamo smetterla di rincorrere lampadine, di inseguire luci che si spengono non appena raggiunte, possiamo trovare il coraggio di mollare la vita che ci fa schifo e plasmarne una nuova. Possiamo scrollarci di dosso le nostre abitudini, crearne delle nuove, possiamo dipingere il cielo che abbiamo sempre sognato e camminare sul mondo che abbiamo sempre detto di volere.
Possiamo fare tutto e questo molto altro ancora.
Perchè è dannatamente vero che la vità si prende il passato, ma è anche vero, che in cambio ci offre l’unica cosa che conta davvero: IL MOMENTO (in cui decidiamo di cambiar tutto).

 


Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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