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Se Maometto non va alla montagna, allora è nella T...

Se Maometto non va alla montagna, allora è nella Terra di Mezzo


Chi ha subito il fascino del romanzo ispirato al mondo fantastico-medioevale de Il Signore degli Anelli, ha almeno una volta sognato di essere uno dei personaggi, parlare elfico, indossare una cotta di maglia elfica, avere tra le mani la famosa spada di Elendil, uccidere un orco.
Non mentite a voi stessi, almeno una volta nella vita avete pronunciato la frase “Tu! Non puoi… passare!!!!“, con tanto di movimento alla Gandalf.
Ebbene essendo Il Signore degli Anelli diventato un colossal cinematigrafico, a noi piccoli europei non resta nulla tra le mani. Nulla che il sogno di una Terra di Mezzo, vivere nella casa di Bilbo Baggins.
Ma se vi dicessero che anche in Europa senza spendere migliaia di euro è possibile ritrovare delle fette della Terra degli Hobbit? Non starebbero mentendo: in quanto in Svizzera grazie alla passione dell’italianissimo Ivan Cavini è possibile visitare un museo totalmente dedicato alla terra di Mezzo: il Greisinger Museum.
Lo abbiamo intervistato per voi; ecco cosa ci ha raccontato.

Quanti anni ha, dove è nato, attualmente dove vive e quali studi ha effettuato per la realizzazione delle sue opere?
Salve, sono nato a Milano 43 anni fa. I miei studi sono stati alquanto discontinui e confusi, a causa dei miei diversi interessi: è difficile indirizzare la creatività quando non ha un confine preciso. Riassumendo: ho frequentato per un paio di anni una scuola d’arte a Faenza (RA), poi ho dato un esame integrativo ed ho proseguito gli studi presso un istituto di grafica pubblicitaria. Al terzo anno ho abbandonato la scuola pubblica per iscrivermi ad un corso di fumetto e cartone animato a Bologna, ma a quell’epoca non c’era una grande scelta di scuole di questo tipo e alla fine la mia formazione è stata quasi completamente da autodidatta. Sono sempre stato un gran curioso e un buon osservatore, poi il mio lato dislessico mi ha aiutato a trovare, ogni volta, la soluzione giusta al momento giusto…

In che lavoro ritiene di identificarsi? Certamente le sue diverse esperienze possono facilmente convivere, ma se le chiedessero che lavoro fa e quale lavoro le piacerebbe fare da grande cosa risponderebbe?
Uhmm, difficile a dirsi. Se un progetto mi piace veramente allora forse, grazie alle esperienze che ho avuto in svariati campi, posso avere una buona visione d’insieme. Non sono certamente tra i migliori illustratori e nemmeno lontanamente tra i più bravi scenografi, però me la cavo abbastanza bene sia nel digitale che nel lavoro manuale, nella pittura come nella scultura, nel disegno concettuale ma anche nella decorazione, quindi forse, mi vedrei bene nella mansione che copro in questo momento al Greisinger Museum, ovvero il Direttore Creativo.
Come Creative director devo progettare e creare concretamente gli allestimenti scenografici ed espositivi presenti nel museo, per questi motivi sono in stretto rapporto con figure correlate quali il presidente, l’art director, gli scenografi, i falegnami, gli elettricisti e i muratori.
La mia professione consiste quindi nel ricreare ambienti e percorsi, creature giganti e arredi, adattandoli al contesto, alla filosofia dell’opera, agli spazi, al budget e alle attrezzature disponibili.

La sua passione per il fantasy nasce specificatamente con la ‘trilogia’ di Tolkien, oppure ha una diversa origine? Se la passione per le opere fantasy non iniziasse con il famoso Signore degli anelli le chiedo ovviamente da dove ha tratto origine la sua passione.
Fin dall’infanzia ho sempre disegnato e costruito giocattoli con il cartone; mia madre era rimasta vedova da giovane e siccome non poteva permettersi di comprarmi molti giocattoli, io me li costruivo da solo e magari li barattavo con quelli dei miei amici. Crescendo ho sempre avuto interesse per le belle storie e per il fantasy in particolare… Poi nel 2001 ho avuto l’occasione di leggere “Il signore degli anelli” ed è stato amore a prima vista.
L’unico talento che avevo riconosciuto però era quello per il disegno; è solo grazie ad un po’ di intraprendenza se nel corso degli anni ho riscoperto anche la passione per la scenografia e la scultura.
Col senno di poi però, devo dire che il motore che muove la mia creatività è il “fantastico”: ovvero rendere verosimile l’impossibile. Difficilmente riuscirei ad appassionarmi a qualcosa di banalmente reale ;-)

Potrebbe spiegarmi le sue tecniche rappresentative? Supporti e materiali?
I supporti e i materiali sono una parte fondamentale del processo creativo, ma per quanto mi riguarda sono subordinati solo al risultato che, di volta in volta, voglio ottenere. Mentre lavoro ai miei progetti, continuo a imparare ed a modificare il modo di approcciarmi ad un opera, forse perchè il lavoro è una scuola che mi stimola la curiosità e la voglia di spingermi oltre.

Infine le chiedo come è nato il progetto del Greisinger Museum? Come ha trovato lo spazio espositivo e le eventuali collaborazioni? Infine come mai proprio in Svizzera l’ubicazione di tale progetto?
Il Greisinger Museum è nato dalla passione e dagli investimenti del magnate tedesco Bernd Greisinger. Per quanto mi riguarda inizialmente ho solo donato un paio di opere, poi insieme all’amico Davide Martini, che aveva ideato e curato la mostra internazionale “Immagini dalla Terra di Mezzo”, ho pensato di proporre a Greisinger una mia idea degli allestimenti… e l’idea è piaciuta! Ora siamo buoni amici e ci divertiamo molto :-)
Non basta essere la persona giusta nel posto giusto: ogni tanto anche un po’ di faccia tosta aiuta!

 


Alessia

Sono Alessia ho 22 anni da grande... vorrei fare la modella e vorrei la pace nel mondo. Sogni irrealizzabili? Speriamo non il secondo! Aspettando, cerco di scappare dalla routine quotidiana e dalla facoltà di lettere e filosofia.

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