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Domenica in strada: Eduardo Ruiz Relero

Domenica in strada: Eduardo Ruiz Relero


Beh, non so davvero da dove iniziare. Oggi è domenica, il nostro giorno, l’ultimo di una settimana che è iniziata con le dimissioni del Papa. Non accadeva da molto tempo. Sempre lui, dopo twitter eccolo sorprenderci di nuovo, stavolta dimettendosi da successore di Pietro.
Ma oggi è anche domenica 17 febbraio e il mio almanacco dice tante cose interessanti accadute proprio in questo giorno tanto tempo fa: la morte a rogo di Giornano Bruno, la prima edizione della Treccani e soprattutto la prima mondiale di uno dei miei film preferiti in assoluto, C’era una volta in America di Sergio Leone. L’avrò visto almeno cinque volte, alcune scene le conosco a memoria, come quella tra Debora e Noodles ancora adolescenti e lei che recita il Cantico dei cantici seguito da un bacio fuggitivo. Romanticismo? Magari sarà quest’aria di Madrid, ah sì, lo avevo dimenticato, io vi scrivo dalla splendida capitale spagnola, me ne vado in giro, a fare due passi. Restiamo a Madrid oggi perché voglio parlarvi di un artista conosciuto per le sue opere tridimensionali lasciate sull’asfalto (e non solo), il quale ha scelto di vivere proprio in questa città dal 1997.
Sto parlando di Eduardo Ruiz Relero, nato in Argentina con la pittura nel sangue, ereditata dai suoi genitori, ha anche vissuto a Roma dove ha iniziato a realizzare le sue prime opere sulla strada.
Al nostro artista di oggi piace infatti cimentarsi con la superficie orizzontale della strada e della piazza per creare immagini molto grandi che incuriosiscono e deliziano la vista. Come? Attraverso l’uso dell’anamorfosi.
Dopo il Lock On style di Tejn della scorsa domenica questa settimana vi parlo di anamorfosi, ovvero una tecnica utilizzata da Relero, la quale tende a mostrare una figura distorta all’osservatore, il quale riesce a comprenderla pienamente solo guardandola da una precisa angolazione. È in poche parole un’illusione ottica che vuole mettere in rilievo la tridimensionalità delle opere di Relero.
Guardate le immagini di questo articolo e ditemi se non sono fantastiche.
Buona domenica!


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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