Voi avete un cane? Quando ancora non se ne ha uno ma si ha l’intenzione un giorno di possederne, si immagina un futuro fatto di coccole e fedeltà incondizionata bestiola/padrone. Bene. Questo nella realtà non esiste quasi mai. Per quanto ci vogliano far credere che il mondo sia pieno di Pongo e Peggy, Marley e Hachiko, sono molto più frequenti i Beethoven che ti innaffiano di bava alla prima occasione. Considerando che gli anni novanta sono finiti da un pezzo, era necessario rinverdire l’immagine del cane figlio di una cagna. Ecco allora che in Australia un attore brillante ma ancora sconosciuto alle masse, Jason Gann, crea la storia di un cane, Wilfred, e delle vicende che lo coinvolgono nell’interazione con la propria padrona e il fidanzato di lei. Poi questo attore, dopo aver girato la prima stagione in Australia, adatta con David Zuckerman la serie per la tv americana e insieme ne modificano la trama inserendo un nuovo personaggio, Ryan, giovane avvocato pentito, incline al suicidio, che dopo l’incontro con Wilfred comincerà a dubitare della propria sanità mentale. Questa è l’incredibile storia di un incredibile serie televisiva andata in onda in America tra il 2011 e il 2012 e recentemente sbarcata sul canale italiano Fox dal 10 dicembre alle 22.45. Non fatevi spaventare dall’ora tarda della messa in onda. Quando guarderete i primi episodi capirete che per ragioni di fascia protetta non poteva essere trasmessa in prima serata.
Che cosa rende questo cane e questa serie diversi da tutti gli altri? In primo luogo Wilfred è interpretato da Jason Gann in persona e per quanto la scelta possa sembrare surreale provate per un attimo a pensare ad un cane di grossa taglia che tenta l’ approccio sessuale con una poltrona: non vi ricorda una persona adulta che ha deciso di camminare a quattro zampe più che un animale? Secondo fattore positivo, la serie è irrimediabilmente politicamente scorretta anche perché i cani hanno una scala di valori totalmente diversa della nostra e quello che per noi è sbagliato per loro diventa accettabile. Terzo fattore, il co-protagonista è Elijah Wood e se lo avete amato nei panni di Frodo non potrete fare a meno di morire dalla voglia di incontrarlo in vesti nuove, stessa cosa se invece lo avete odiato. Quarto fattore, il più importante: nonostante Wilfred sia una commedia, mostra le psicosi di una generazione, i suoi dubbi e le sue aspirazioni, è capace di commuovere, a volte, per poi strapparti ancora una risata (ogni tanto amara).
Vi sembra che il binomio uomo “amico particolare” con “comportamenti particolari” sia una tematica già vista? Vi torna alla mente Ted e le vicende di due amici per la pelle uno dei quali è un orsetto di peluche? Un’ analisi superficiale potrebbe darvi ragione se non fosse che, e sarò brutalmente sintetica, Wilfred fa effettivamente ridere, Ted no, quindi non perdete la fiducia in questa serie a causa di una brutta esperienza precedente.
Avvertenza particolare: oltre al fatto che per il suo formato agile (un episodio dura circa venti minuti) crea dipendenza, la serie va guardata prestando grande attenzione e sarebbe davvero un peccato tralasciare anche una sola sfumatura della sapiente scrittura, ma soprattutto è consigliata la versione in lingua originale: non vorrete mica perdervi l’accento australiano di Jason Gann o la parlata nevrotica e squillante di Elija Wood?
Beatrice Lombardi
Laureanda presso il CITEM di Bologna è nata 26 anni fa dal tubo catodico. Dopo anni di amore e odio con mamma Televisione e papà Cinema ha deciso di percorrere nuove strade ed è scappata con il Web.