Il doppio, e il mostro. La personalità che si scopre plurima, talvolta oscura, e l’orrore inconsueto al quale la nostra immaginazione non riesce a trovare una spiegazione immediata. Sono due i casi letterari che, partendo da questi temi, sono riusciti a radicarsi nella cultura popolare fino a generare altrettante icone:
– Il primo caso è quello, strano, del Mister Hyde di Robert Louis Stevenson (1886), lato violento e perverso del pacato Dottor Jekyll, che per decifrare la complessità della psiche perde parte della sua umanità e si macchia di atroci misfatti, attribuibili sì a un’altra identità, ma alla quale è legato dallo stesso corpo ospite, che pure risulta trasfigurato nel passaggio da una personalità all’altra.
– Il secondo caso è quello del mostro di Frankenstein di Mary Shelley (1818). Novello Prometeo, viene creato dall’uomo grazie alla moderna scienza, ma è talmente informe e spaventoso da generare disgusto e terrore in chiunque ne scopra l’esistenza. E’ una creatura disperata e solitaria che si macchia di delitti terribili, il cui odio e la cui rabbia sono alimentate dal disprezzo che tutti gli hanno rivolto.
Da un lato la paura del sé, dall’altro la paura della scienza, e, per entrambi, la paura dell’ignoto che genera violenza ed eventi fuori dal controllo umano, hanno contribuito ad affascinare intere generazioni di lettori, psicologi, intrattenitori. E poi, siccome nei secoli il progresso avanza, ma l’uomo rimane sempre lo stesso stronzo, nel 1962, in pieno clima di terrore per gli esperimenti nucleari, due creatori di ‘prometei’ del calibro di Stan Lee e Jack Kirby, trovando le tematiche attuali, prendono ispirazione per un nuovo soggetto.
Bruce Banner, pavido scienziato dal carattere mite e insicuro, rimane coinvolto in un’esplosione di raggi gamma, sui quali stava conducendo esperimenti per conto dell’esercito. Il dottore sopravvive, ma di notte prende a trasformarsi in una creatura gigantesca, mostruosa, dalla forza sovrumana, e dalla personalità distinta da quella di Banner, autonoma, rabbiosa e violenta. I militari dell’esercito che si trovano ad affrontarlo sono impreparati e vengono sconfitti dalla creatura, che ribattezzano ‘The Hulk‘.
Hulk è il frutto della rabbia repressa di Banner, prende il sopravvento quando il suo ospite perde il controllo e, ottima notizia per tutti gli avversari, “più è furioso, più forte diventa”. La tragedia umana di Banner è al centro della vicenda: gli è impossibile vivere una vita normale con il suo amore, la dolce Betty Ross, e anzi la sua esistenza stessa diventa da un lato una continua fuga dall’esercito che gli dà la caccia (con il padre della sua donna, il generale Thunderbolt Ross, al comando) e dall’altra una continua lotta per tenere a freno i nervi, poiché non è in grado di esercitare il suo controllo sull’altra creatura.
Come tutti i mostri della psiche, il personaggio di Hulk è in continua evoluzione. Autori diversi (in particolare due sceneggiatori che per Hulk saranno fondamentali, Bill Mantlo e Peter David), in momenti diversi, spiegheranno come in realtà la rabbia repressa di Banner abbia origini antiche: un’infanzia tormentata, un padre alcolizzato e psicopatico che ha causato la morte della madre, un’adolescenza da emarginato a causa del suo genio scientifico. Il povero Bruce possiede delle capacità straordinarie che risiedono nel suo intelletto e nella sua sensibilità, la quale viene torturata sin dall’infanzia, per poi esplodere non appena la scienza, con il pericolo portato da un progresso fuori controllo, amplifica tutte le emozioni che il buon dottore aveva represso, rovinando la sua vita per sempre.
Non a caso, nel fumetto, chiunque abbia a che fare con i raggi gamma, negli anni, viene trasformato in un mostro, persino il generale Ross, tramutato in una versione rossa di Hulk (Red Hulk, appunto), e la povera Betty. Ma ancor prima, la sorte della trasformazione capiterà ad amici, nemici, parenti e persino psichiatri. Certo grazie alle potenzialità narrative del soggetto, il fumetto dedicato a Hulk sarà innanzitutto un contenitore di avventure straordinarie, con il mostro che visita mondi fantastici durante il suo peregrinare, ma soprattutto sarà l’occasione per approfondire le potenzialità narrative del doppio, della solitudine, dell’isolamento e delle emozioni represse.
A questo punto la domanda è legittima: Hulk è un super eroe? Di fatto, no. Non è nato come soggetto supereroistico e in passato ha sì combattuto al fianco degli altri super eroi, ma soprattutto ci si è scontrato, facendogli passare pessimi quarti d’ora. Hulk non è nemmeno un vero e proprio antieroe, dato che più volte, in momenti di lucidità, ha salvato delle vite umane (e ha fatto parte dei Vendicatori e dei Difensori). Pensate a Hulk, nel mondo dei super eroi, come a un vicino di casa originale, di quelli che non inviti al barbecue ma comunque ti ritrovi alla riunione di condominio. Il gigante verde, che sia un alleato o un avversario, sta lì a ricordare ai super eroi Marvel come sarebbero potuti diventare loro se le cose fossero andate male, e come anche un uomo buono e di genio come Banner possa trasformarsi in un pericolo per se stesso e per l’umanità.
Una delle caratteristiche fondamentali di Hulk è il fatto che sia invincibile. Non esiste un nemico che sia mai riuscito a sconfiggerlo o a neutralizzarlo, e questo perché il suo avversario più temibile è il dissidio interiore che egli stesso rappresenta, invincibile quanto lui perché dettato dalla logica “umana, troppo umana” della sua natura mostruosa. La genesi di Hulk avviene, di fatto, durante l’incidente con i raggi gamma, ma la sua natura vede la luce prima, quando l’animo di Banner, a contatto col mondo esterno, conosce il dolore, la rabbia, la delusione, la paura. E, invece di gestirle, di superarle, di affrontarle, le reprime.
Di conseguenza ok, Banner ha avuto una vitaccia, ma chiunque sarebbe potuto diventare Hulk al posto suo. Perché ognuno di noi ha in sé un doppio e ognuno di noi, nel reprimere le proprie emozioni e nel rinunciare alla ragione, è in grado di dare vita a un mostro.
Simone Vacatello
Simone Vacatello, 28 anni, laurea magistrale in Lettere moderne. Umanista e randagio della comunicazione, non è qui per farvi apprezzare l'invasione di fumetti e super eroi, ma per aiutarvi a farvene una ragione