Ciao Francesco ti faccio subito una domanda a bruciapelo. Se ti chiedessi di descriverti con un tweet (140 caratteri) cosa scriveresti?
Mi trovo un po’ a disagio già alla prima domanda. Non twitto mai nulla e non sono mai stato un’amante della sintesi. Se dovessi descrivermi metterei poche nozioni l’una accanto all’altra, prive di un qualsiasi significato rilevante, in apparenza.
Proviamo: Non riesco a fare i parcheggi a sinistra, non ho mai masterizzato un cd e il mio colore preferito è l’azzurro.
Sbirciando sul tuo profilo Facebook ho notato che nomini spesso la Spagna e ogni tanto parli spagnolo. Ero ubriaco oppure hai davvero qualcosa a che fare con la Spagna?
Da questa estate coccolavo l’idea di andarci a vivere, così a settembre ho raccolto un po’ di cose in valigia, ho salutato amici e parenti e mi sono trasferito a Barcellona. Torno spesso a roma per lavoro, ma sto cercando di mettere un po’ le radici qui, anche lavorativamente parlando.
Alcune tue foto mi sembrano pervase da geometrie invisibili. Figure umane che si ergono a linee orizzontali o verticali dando l’impressione di una composizione ricercata e mai lasciata al caso. Quanto “caso” c’è nelle tue foto?
Quando ho cominciato ad interessarmi alla fotografia, lasciavo molte cose al caso. Poi col tempo sempre meno. Oggi lascio alla casualità molto poco, quanto basta per godermi la fase di scatto e non farla diventare un’operazione a cuore aperto. Mi piace giocare con la geometria dei luoghi in cui lavoro e combinarla con le forme del corpo di chi fotografo.
Sicuramente non puoi essere definito un fotografo naturalista (ma và?), tantomeno un reporter (tranquillo, non sei alla fiera delle banalità :D ). Cos’è per te la fotografia?
Quando provai ad entrare allo Ied di Roma, qualche anno fa, la prima domanda che ritrovai sul test scritto che dovevo compilare era: cosa significa letteralmente il termine fotografia?
Malgrado gli anni di liceo classico sulle spalle, preso dall’ansia finii nella fase di black out totale, sinapsi interrotte e risposta lasciata in bianco. Dopo qualche anno posso dire che fotografia per me vuol dire proprio quello che significa: scrivere con la luce. Raccontare una storia.
Attualmente la direzione verso cui sto indirizzando il mio lavoro è la fotografia di moda, malgrado all’inizio ero molto diffidente verso il genere. Ho cominciato ad apprezzarlo soltanto quando ho cominciato a lavorare con altre figure indispensabili per questo lavoro: stylist,make-up artist, grafici.
Una questione che mi sta molto a cuore , per quanto banale possa sembrare, è la diatriba tra il digitale e l’analogico. I puristi continuano ad affermare che la vera fotografia è quella ANALOGICA, mentre le nuove generazioni si dirigono verso un approccio DIGITALE sempre più elaborato. Ammesso che tutto questo abbia senso, tu cosa ne pensi?
Credo che se ponessero il binomio – Macchina da scrivere o Pc? – ad un romanziere, la risposta sarebbe a grandi linee simile alla mia: la modernità offre delle comodità tecniche ed economiche di cui al giorno d’oggi sarebbe irragionevole non approfittare.
Il fascino dell’analogico è indiscutibile, ma non bisogna perdersi nella convinzione che un tipo di fotografia sia necessariamente migliore dell’altra. La riproducibilità seriale dello scatto leva alla fotografia moderna quelle connotazioni che nel passato potevano avvicinarla all’arte, è vero, ma nel calderone attuale delle critiche che vengono mosse al digitale ci sono cose di troppo, ad esempio sul fronte della postproduzione. Molto spesso il lavoro di postproduzione viene visto come qualcosa di artificioso e negativo, senza ricordare che le stesse operazioni “artificiose” potevano essere realizzate in camera oscura.
Qualche mese fa ho letto un libro dal titolo SIAMO QUELLO CHE LEGGIAMO. (E quindi?) Lettura che senz’altro consiglio a tutti. (E quindi?) Ci sono dei libri (ma anche dei film) che consiglieresti al/alla tuo migliore amico/a? E ci sono letture o film che hanno in qualche modo influenzato il tuo modo di vedere la vita e quindi di fotografare?
Ci sono moltissimi libri e film che mi hanno dato idee e spunti per i miei lavori. L’anno passato ho amato la fotografia del film ” The tree of life” e spesso quando cerco referenze da dare ai miei collaboratori prendo immagini di quel film come esempio. Lo stesso vale per “A single man”, di Tom Ford.
Per quanto riguarda il fronte letture consigliate non leggo molto questo periodo e gli intramontabili della mia lista sono sempre gli stessi da un po’ senza new entry: – Il deserto dei Tartari, Ti prendo e ti porto via, un Harry Potter a piacimento, purchè si legga, e Le streghe di Roal Dahl.
Perché non ci dici qualcosa di te che non hai mai detto a nessuno? (Se ti stai chiedendo…”perché dovrei?” beh, sappi che dovresti. Punto e basta.)
Non sono mai stato una cima con i numeri e questa è verita per tutti quelli che mi conoscono, ma temo di essermi dimenticato anche le divisioni a due cifre.
Credo sia arrivata la fine. Sento già il tuo sospiro di sollievo. Auguraci il meglio, salutaci e fai un grande in bocca al lupo a tutta la redazione di Organiconcrete.
Dato che a istinto mi rendo conto che vorrei fare un saluto simpatico senza cadere nel banale, mi gioco la carta della lingua straniera alla mano che, come è risaputo, fa risuonare tutto più bello solo perchè non è la propria. Quindi, per lo stesso motivo per cui esistono canzoni inglesi stranote, ma con testi pietosi, mi congedo con un: Hasta Luego Queridos y Suerte a todos. Non so come sia suonato, ma questo è quanto.
Ringraziamo Francesco per averci concesso l’intervista e vi invitiamo a visitare il suo stream flickr: http://www.flickr.com/photos/st-ormart/
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.