Domenica in strada: Hitnes


Alzino la mano quanti di voi veramente credono che si stia avvicinando la fine del mondo come hanno profetizzato i Maia? Dai su, non fate i timidi, lo so che alcuni di voi ci credono a questa storia dell’apocalisse che ci travolgerà tutti senza distinzioni di portafogli e notorietà.
Io personalmente non ci credo e comunque se proprio questa fine del mondo imminente dovesse travolgermi nella sua furia insieme a voi allora credo sia arrivato il momento di dirvi una cosa: in verità vi dico che il 25 novembre 1915 quel simpaticone baffuto di Albert Einstein ha scritto una cosa strana sul suo taccuino, una formula sul destino dell’ultimo universo, una dicitura con lettere e segni strani che i fisici stanno ancora studiando e che wikipedia non mi permette di copiarla.
Vi state cagando addosso? Beh, la mia domanda è questa: cosa c’è sotto la formula di quel capoccione di Albert?
Mentre ci pensate, con calma, senza affrettarvi tanto manca ancora un mese all’apocalisse, io vi porto a fare una passeggiata tra i quartieri di Roma dove, proprio nel mio quartiere, in una terra di confine tra San Lorenzo e Piazza Bologna, ci sono degli insetti giganti su un muro di una scuola materna e quasi ogni giorno quando passo su quella strada rimango incantata a guardarli mentre si muovono nella mia immaginazione. Quegli insetti li ha realizzati uno street artist romano, nato nel 1982, al secolo Hitnes (da non confondere con il suo omonimo francese).
Illustratore, scenografo, grafico, storyboarder, ed incisore, il nostro Hitnes ha conseguito nel 2005 il diploma di animatore e illustratore all’Istituto Europeo di Design (IED) di Roma, città dove continua a forgiare creature supermegagalattiche. Nella sua formazione contano molto le sue incursioni all’estero, in Europaun po’ qua e la e anche oltreoceano, in Australia dove ha vissuto per alcuni mesi. E poi le collaborazioni con artisti del calibro di Ericailcane, come in alcune delle foto che ho scelto per voi.
Nella sua poetica di strada l’uomo non è presente, gli animali sono al centro dei suoi versi cromatici che si lasciano leggere e comporre infinite volte. I colori sono una parte fondamentale delle sue creazioni, l’uso della scala cromatica gli consente di liberare la sua immaginazione tra noi specie di città, intrappolati nel groviglio grigio della quotidianità. Roma allora si nutre dei suoi colori, quelli di un artista eccezionale che agisce nel sottosuolo e si esprime dove meno te lo aspetti.
Questa è street art, al rogo i galleristi!
Buona domenica!

 


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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