Domenica in strada: Chor Boogie


Il 18 novembre 1971 i Led Zeppelin pubblicano un album senza titolo, quello che poi verrà chiamato da tutti Led Zeppelin IV, anche dal mio coinquilino Giovanni a cui dedico questa puntata di oggi, sono sicura che apprezzerà questa chicca. In quest’album senza titolo la storica band ci infila uno dei capolavori della musica rock di tutti i tempi ovvero Stairway to heaven, un pezzo studiatissimo da Robert Plant, leader dei Led Zeppelin, il quale in quel periodo era un po’ in fissa con lo spiritualismo, almeno da come mi viene raccontato dai suoi discepoli.
Ebbene, a distanza di parecchi decenni, il pezzo continua a fare la sua porca figura in tutte le radio ed è la colonna sonora di questo mio 18 novembre, in questa mia domenica per così dire un po’ uggiosa e con le nuvole indisciplinate. Ci serve un po’ di colore, decisamente e per l’occasione ho tirato fuori un artista che di colore se ne intende davvero: Chor Boogie.
Chor Boogie è nato e cresciuto a San Diego, in California, nel 1979 e leggo dalla sua biografia che è tutto merito di Leonardo e Michelangelo se si è avvicinato all’arte per poi lasciarsi definitivamente influenzare dalla cultura street di molti artisti locali con cui ha collaborato alla realizzazione di murali.
Oggi Chor Boogie, artista autodidatta, vive a San Francisco, non si è spostato di molto, e le sue opere si vedono in giro sui muri della città californiana e non passano di certo inosservate viste le proporzioni e l’uso che fa della scala cromatica.
Chor Boogie è un maestro dei colori, possiamo dirlo, con la tecnica dello spray crea volti e figure geometriche dense di colori, un arcobaleno fantastico che cattura davvero i sensi e copre il grigio circostante. Non è un artista che fa della sua arte un mezzo di denuncia sociale o politica, semplicemente mette in campo una esplosione di creatività con cui contamina palazzi ed edifici abbandonati, facendo uso dell’aerosol per esprimere la sua dedizione verso i colori e le sue strambe e surreali creature  Guardate il capolavoro realizzato con l’artista di New York Erni Vales  proprio sopra l’articolo. Un mega stereo da cui ascoltare anche i Led Zeppelin.
Buona domenica!


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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