“Da trentacinque anni lavoro alla carta vecchia ed è la mia love story. Da trentacinque anni presso carta vecchia e libri, da trentacinque anni mi imbratto con i caratteri, sicché assomiglio a delle enciclopedie, delle quali in quegli anni avrò pressato sicuramente trenta quintali, sono una brocca piena di acqua viva e morta, basta inclinarsi un poco e da me scorrono i pensieri tutti belli, contro la mia volontà sono istruito e così in realtà neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti, e così in questi trentacinque anni mi sono connesso con me stesso e col mondo intorno a me, perché io quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiassi a lungo un bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene fino alle radicine dei capillari.”
Oggi volevo iniziare così, con l’incipit del libro che sto leggendo in questo momento, “Una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal.
E voi quale libro avete sul comodino ? Non ditemi che l’ultimo libro è stato uno di quelli tra le “non so quante” sfumature tra grigio, nero e rosso!
Meglio non pensarci. Oggi vi porto a Pontedera, nella provincia pisana, dove nel 1975 è nato un artista che dai primi anni novanta non ha mai smesso di far parlare di se, passando dai fumetti ai graffiti, per poi passare alla street art, un’evoluzione completa direi.
Gionata Gesi, in arte OZMO, è il protagonista di questa nostra domenica.
Milano, città della sua crescita artistica, ma anche Roma, New York e Londra sono solo alcuni dei luoghi toccati dal genio creativo di questo artista che stupisce i passanti con i suoi giganteschi wall paintings che realizza anche in collaborazione di altri artisti internazionali, vedi la sua performance al Museo del Novecento di Milano, dove si è esibito in un remake del Giudizio Universale di Michelangelo con M- City, artista polacco di cui vi parlerò prossimamente. Ancora con M-City e con Run compongono un capolavoro per il festival PopUp di Ancona nel 2010.
Scomodo e irriverente quanto basta per rendersi conto, guardando le nostre immagini, che a Ozmo piace creare un universo di creature che rispecchiano realtà e tradizione della cultura imperante: icone religiose e marchi pubblicitari finiscono nella sua industria in cui si confezionano opere che sottolineano l’ambiguità dei meccanismi culturali dietro cui si nascondono le nostre esistenze.
Un invito a riflettere, ma senza parole. Con i colori.
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.
NO COMMENT