Ho deciso, solo per oggi, di non tirarvi le orecchie, di essere un po’ buona con voi, perché non posso sempre essere io la cattiva di questo blog, soprattutto quando i miei pezzi vengono dopo le prelibatezze della rubrica della domenica mattina. Il lato buono che vive in me oggi vi vuole portare dall’altra parte dell’oceano, in sud America dove le rivoluzioni e le dittature hanno sempre un sapore diverso da quelle nostrane. Una notte di 36 anni fa, esattamente il 16 settembre 1976, a La Plata in Argentina furono sequestrati dalla polizia di Buenos Aires alcuni studenti appartenenti alla Unión Estudiantil Secundaria, un’organizzazione contraria al regime di Videla, dando così inizio a quella che ancora oggi viene chiamata La notte delle matite spezzate. I ragazzi sequestrati, tutti tra i 17 e i 18 anni, subirono torture e reclusioni e di loro non si seppe più nulla.
Restiamo a Buenos Aires con il pensiero e con le immagini perché oggi voglio parlarvi di un artista locale molto apprezzato in ambito internazionale. Ringrazio il mio amichetto Luca di Audiosincretismi per avermi passato il suggerimento. A noi piace e chissà se piace anche a voi.
Lui si chiama Jaz e la sua carriera ha avuto inizio negli anni ’90, all’insegna dei graffiti: lettering e bombing erano il suo pane quotidiano, oggi crea soprattutto capolavori giganteschi sui muri delle metropoli del mondo.
Il suo stile particolarmente poco incline all’uso spropositato dei colori, la combinazione di materiali particolari come pittura asfaltica e petrolio, unito ai i suoi personaggi, sembra il giusto miscuglio di creatività che rende le sue opere inconfondibili, ovunque riesce a lasciare il segno. Qualcuno ha visto qualcosa di lui in Italia?
Le sue gigantesche figure, uomini con teste o maschere di animali, sono molto legate a tematiche della cultura argentina e del vicino (si fa per dire) Messico: al centro dei suoi ultimi lavori c’è la “lucha libre”, uno stile di lotta libera nato in Messico negli anni ’30 che Jaz riadatta sulla grandi superfici urbane.
Non solo uomini ma anche animali come orsi, tigri e leoni finiscono nel suo repertorio iconografico che alimenta la nostra fame di street art.
E allora prendete e mangiatene tutti!
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.
Jaz va a Berlino | Organiconcrete
19 giugno
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