La mattina dell’8 luglio 1947 gli americani si svegliano con una notiziona che in pochi minuti fa il giro del mondo. Seduti intorno al tavolo a mangiare i loro burrosi pancake e a bere succo di arancia mentre per i più piccoli solo latte con corn flakes (Will Keith Kellogg aveva già da tempo aperto la sua fabbrica di cereali da latte) apprendono dal quotidiano Roswell Daily Record che i bombardieri di Roswell avrebbero catturato un oggetto volante non identificato. Sì proprio quello, un UFO che, stando alle parole del quotidiano, si sarebbe poi schiantato al suolo mentre le parti recuperate sarebbero state portate alla base aerea di Wright Petterson per studiare il caso.
Fatto vero o la solita americanata che ha dato lo spunto agli autori di Voyager?
Ecco, da qui parte la mia domanda che rivolgo a voi volentieri, così la smettete di fare gli inglesi che parlano solo del loro clima e, nel vostro caso, di caldo afoso (scusate ma in che stagione siamo?).
Mentre cercate le immagini del caso Roswell su google io vi rimpolpo la domenica parlandovi di un uomo vero, in carne ed ossa e non di un alieno, un artista argentino, esattamente di Buenos Aires.
Lui si chiama Ever (grazie a Luca per la segnalazione) ed ha iniziato con i graffiti negli anni ‘90 per poi spostare la sua attenzione verso la realizzazione di ritratti giganteschi di persone comuni, magari volti trovati su vecchie fotografie o semplicemente di gente incontrata per strada.
Ecco, questo sì che è un fatto sensazionale, tu cammini per i fatti tuoi e il giorno dopo lui ti ha immortalato sul muro di un qualsiasi palazzo. Forte questo Ever, mi piace la combinazione dei colori (vi ricorda un po’ gli Os Gemeos?)che deforma in parte i ritratti con cui invade il paesaggio urbano, caricature di gente a cui aggiunge un pizzico di astrattismo, quanto basta per marcare il suo stile.
Tra i tanti capolavori che lo hanno reso celebre quello che più mi piace è quello realizzato per Art Basel a Miami lo scorso anno, un murales gigantesco in cui compaiono un uomo ed una donna immersi nel mare che dialogano attraverso i colori che vengono fuori come un flusso creativo che parte dagli occhi. Fantastico. Emozionante.
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.
NO COMMENT