È dura accettarlo ma è così: dopo quattro giorni apocalittici si è conclusa l’ottava edizione del Crack! al Forte Preenestino, una festa più che un festival del fumetto davvero straordinaria. Indimenticabile. Apocalittica.
Un brulicare di persone sin dal giovedì, giorno dell’assegnazione delle celle e quindi dell’apertura del festival: espositori in attesa di sapere quale sarà la loro cella, valigie di artisti internazionali arrivati in ritardo che si muovono lungo i corridoi, martelli che picchiettano sui muri, riviste che iniziano a sparpagliarsi sui tavoli, poster sulle pareti, libri e spillette in bella vista, mentre fuori, in superficie come direbbe qualcuno, si fa il sound check per l’inizio della prima serata musicale.
Venerdì, secondo giorno del festival, tutti in tempo, anche i fuorisede, la gente inizia a raddoppiare nelle celle, ci si conosce tra inquilini della stessa cella, uniti da un destino comune, si fanno acquisti e si scoprono tante curiosità. Mi perdo volentieri nelle celle a parlare con gli espositori, primo fra tutti, anche in ordine di apparizione, il simpatico Ivan Hurricane con al seguito i collaboratori di Puck, la rivista più figa di fumetti underground che io abbia mai visto fino ad ora.
Arriva il sabato, un altro giorno indimenticabile: musica e ancora tanta roba figa, colorata e in bianco e nero, poster supermegagalattici e gente curiosa sparsa nei sotterranei. Continuo il mio giro tra gli espositori e mi fermo a conoscere gli amici balcanici, Komikaze, da cui compro un poster di una vecchia edizione di un festival di fumetti croato, mi fermo a guardare i poster di CocaColla e scambio due chiacchiere con i ragazzi di Laszlo Biro nella loro cella azzurra strapiena di delizie, mentre dall’altra parte dei sotterranei la crew di Ziguline regala le mitiche Zigulì ai visitatori, soprattutto ai più piccoli che sembrano apprezzare il festival. Nel sottoscala si fanno delle pause, tra installazioni e gruppi musicali che si alternano magnificamente.
Domenica, ultimo giorno del Crack!: si continua alla grande, fino ad oltranza, fino a quando non si spengono le luci. Alle otto resta qualcosa ancora da vedere: Squame, WATT e Bubka, tanto per iniziare. E le magnifiche Arturo non ce le vogliamo mettere?
Riassunto del festival: un miscuglio incantevole di creatività che ha lasciato il segno, visioni esorbitanti arrivati fino alle ossa e tanta polvere nelle scarpe. E una decina di poster da incorniciare.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!
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