Domenica in strada: Borondo


Buongiorno a tutti i miei cari lettori, oggi vi scrivo da un posto fantastico, pieno di gente con tanta creatività in testa, carta che svolazza tra i banchi e i muri di tante piccole celle, teste e corpi che parlano diverse lingue, un universo indescrivibile di riviste, illustratori e maniaci del fumetto. In poche parole un’apocalisse di immagini e suoni che ha letteralmente preso di mira il Forte Prenestino. Ebbene sì, miei cari amici, vi scrivo dal Crack!, ovvero il festival internazionale di fumetti dirompenti che ogni anno si svolge a Roma.
Non poteva essere diversamente d’altronde e la mia collega prezzemolino Eva Di Tullio ve lo racconterà meglio con un articolo che uscirà domani sempre su questi schermi.

Appassionati di fumetti ed illustrazione ma anche tanti volti noti della street art hanno omaggiato la loro presenza al Crack! in questi giorni e questa notte uscendo dal Forte ho avuto la mia visione domenicale: Borondo.
Sì, c’era anche lui, l’artista spagnolo che da qualche tempo vive a Roma e qui si sta facendo apprezzare per le sue incursioni in giro per i quartieri della capitale, realizzando capolavori su muri, cartelloni pubblicitari e soprattutto su vetro. Delizie che hanno conquistato subito il mio fine palato di assaggiatrice di street art e di cui vi rendo orgogliosamente partecipe.
Sui muri di Madrid e Bourdeaux prima e ora a Roma, Borondo utilizza una tecnica molto semplice, ovvero graffia la vernice sul vetro fino a creare immagini di uomini, personaggi interi o solo facce, visi sognanti e uomini pensierosi che spuntano sotto la superficie trasparente delle vetrine dei negozi.
Il suo tratto distintivo non è solo vetrine graffiate di vernice ma anche poster che ritraggono soggetti quotidianamente esposti alla precarietà della metropoli, come quello magnifico della mendicante china in avanti a chiedere elemosina ai passanti che ho visto davanti al postamat di San Lorenzo e nelle vicinanze del ponte di Porta Maggiore e che peraltro si aggiunge al senza fissa dimora che dorme nella scatola di cartone.
Gustatevi le immagini delle sue chicche che abbiamo scelto per voi questa domenica. E poi non dite che sono solo buona a rimproverarvi!
Buona domenica!


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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