Di dove sei, quanti anni hai e da quanto tempo scatti fotografie?
Sono di Torino (la città che amo in maniera eccessiva) / sono nato nell’anno di ‘Heroes’ / fotografo da ‘solo’ sei anni. Come per i cinesi esiste l’anno del dragone io potrei dire di essere nato nell’anno di ‘Heroes’ di David Bowie. Una canzone, un destino…io non ho mai accettato di farmi troppo inquadrare in un genere avendo come intento costante quello di emergere dalla mediocrità con ogni mezzo necessario
“We can beat them, just for one day \ We can be heroes, just for one day”; in maniera ingenua sono rimasto perennemente affascinato dai colori di ogni movimento propellente e pulsante davvero: dagli antagonisti dell’area subsonica torinese ai raver ventenni delle varie techno parade sotto la mole. Fino all’altro ieri ero io da quella parte della barricata ed ora che non ho più il pane, ma solo più i denti… ho deciso fuori tempo massimo di appassionarmi alla Fotografia. Ma “deciso” non è la parola giusta. Sono sotto di brutto ad una vera e propria dipendenza.Ho cominciato come tutti con la compattina d’ordinanza con quelle belle foto senza colori veri e profondità di campo. Poi ho visto uno scatto di Charlotte Gonzalez ( http://www.flickr.com/photos/gonzale/123481795 ) ed ho capito. Quello era ciò di cui avevo bisogno. Quella era la mia vocazione. My substance.
Dai una tua interpretazione al termine FOTOGRAFIA
La Fotografia è una forma d’amore. Parafrasando Anaïs Nin (che scrisse un aforisma a proposito dell’amore) mi viene da dire che la Fotografia è “abbastanza grande da includere una frase letta in un libro, la linea di un collo visto e desiderato tra la folla, un viso amato e desiderato visto al finestrino di un metrò che sfreccia via. È grande abbastanza da includere un amore passato, un amore futuro, un film, un viaggio, la scena di un sogno, un’allucinazione, una visione … “. La fotografia che mi appartiene, che sento nel mio dna è quella delle persone (Bresson), la vita vera (Nan Goldin), la sofferenza (Francesca Woodma & Diane Arbus) ed il riscatto con possibilità di fuga (Ryan McGinley). Però non sono un tipo palloso, uno ‘Sturm und Drang’ anzi. Alla fine mi sciolgo nell’ammirazione delle bellezze femminili negli scatti di Mario Testino e Paolo Roversi. Loro fanno parte delle mie personali divinità ispiratrici. Tra la folla, in mezzo agli assordanti bpm, negli eventi, nelle manifestazioni di Torino cerco il ritratto perfetto. Tuttavia odio lo studio fotografico. Non fa per me. Non posso dire di non averci provato, ma non andiamo d’accordo…tutto il mio essere un inguaribile introverso, dentro quelle pallide quattro mura prende il sopravvento e gli scatti non hanno cuore.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti? E come interagisci con loro?
Le ragazze. La bellezza dei visi. Utilizzando una lente 50mm è umanamente impossibile non farsi ‘cuzzare’ dal fotografato. Per cui o chiedo prima o mi scuso dopo. Essendo negli ultimi anni legato mani e piedi con gli organizzatori delle techno parade a torino scatto come fotografo ufficiale per cui non ho mai nessun tipo di problema. In fondo cercare in tutti i modi la bellezza non è un delitto. In Russia un grande autore che non cito per non fare il saputello, diceva che “”la bellezza salverà il mondo””.Di sicuro io cerco costantemente di rendere omaggio allo splendore della donna. Non nego che la cosa ha una forte componente di ambiguità inutile girarci attorno soprattutto quando le persone fotografate sono in quel limbo protetto carico di ribellione e bellezza che chiamiamo adolescenza. Mi rendo conto che il materiale fotografico che metto su flickr è sulla lama di un coltello. Come recita il film francese “La Haine” “la mia è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani, e a ogni piano, mentre cade, l’uomo non smette di ripetere: “Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene”. Ma il problema non è la caduta: è l’atterraggio.” Io ragiono così: non è una cosa così tremenda fotografare. Ho avuto la fortuna di rapportarmi con una generazione che non si fa nessun problema a farsi immortalare, pubblicare, osannare via facebook… ma posso solo dire fin qui tutto bene. Sinceramente le foto di cui sono più soddisfatto sono quelle delle manifestazioni studentesche anti-gelmini e mi ritrovo al 100% nelle parole di Capanna riferite agli scioperi di dicembre 2010 (si i bellissimi giorni di Scilipoti ): “fino a 15 giorni fa non c’era niente. Poi di colpo tutto si sveglia. Come se l’Italia uscisse da un letargo che durava da troppo tempo. È la fine della rassegnazione, della passività. Il risveglio dopo anni di catalessi. ” Ecco per dirla in breve le mie foto sono un piccolo omaggio a questo risveglio partecipativo.
Digitale o Analogico? Quale significato si nasconde per te dietro questi due termini tanto usati quanto spesso abusati, e qual è il tuo rapporto con essi?
Non prenderò mai la tessera di partecipazione alla guerra santa Digitale versus Analogico.
Quello che so è che i colori che ho sempre sognato di tirare fuori dopo ore e ore su photoshop sugli scatti digitali, li ho visti finalmente quando sono andato a sviluppare la mia pellicola Kodak portra 400.
Per me l’analogico e i suoi fatidici 36 scatti hanno lo zero assoluto di praticità, ma come qualità è davvero un mezzo eccezionale da affiancare alla mia reflex digitale.
Un mezzo non esclude l’altro, meglio focalizzarsi sul fine. E lo dico andando un po’ contro i miei interessi, essendo admin di un gruppo flickr di solo foto analogiche…
Qual è la tua attrezzatura?
Infedele tra i nikonisti (ho una compatta evoluta Canon) ed eretico tra gli analogici (ho ben due macchine digitali che adoro)
These are my guns: Nikon D90, Nikon F90X (35mm), Yashica T5 (35mm), Lomo lca (35mm), Canon G1X e se tutto va bene tra due anni comprerò un full frame. Lens: Nikkor 50mm f1.4G, Nikkor 50mm f1.4D (sull’analogica), Nikkor 70-200 f2.8
Cosa fai quando non scatti fotografie?
Sto con le persone a cui voglio bene. Questo è territorio off limits. La mia famiglia non la fotografo per il web, non la descrivo e la difendo da ogni elemento esterno.
Tuttavia da almeno un anno ho una splendida, luminosa e fantastica vita piena di alienazione e testate al muro. Ma sento che riusciremo a cambiare rotta…
quello che è sicuro è che la tristezza è creativa, ma non è il caso di farci l’abitudine. Let’s get happy! Choose Life! “Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del ca… ”
Una domanda che vorresti ti venisse fatta
Forse questa: “Quando ti sei reso conto di esserci dentro fino al collo in maniera irrimediabile?” Novembre 2009. l’azienda di software per cui lavoro mi offre improvvisamente un giorno di ferie. Parto, km e km per raggiungere il posto più triste e affascinante della terra: Staglieno. Fotografo le statue del cimitero monumentale. Una leggera pioggia si posa sulla mia macchina fotografica. Pensando ad un mio lutto recente comincio a piangere, piango e scatto, scatto e piango, mettendo in scheda sd visi marmorei angeli bianchi, ali che prendono il volo…
Un fotografo che ci consigli di tenere d’occhio?
Ne cito solo cinque che son stato già troppo prolisso.
Tra gli emergenti: la vitalità di Theo Gosselin, il fiabesco macabro di Aëla Labbé, l’anarchia di Sasha Kurmaz, l’approccio deviato di Dany Peschl, lui è proprio totalmente pazzo, insano!
Invece tra i big: assolutamente Hedi Slimane, il giusto equilibrio tra bellezza e inquietudine in monochrome; è grazie al suo servizio su dazed and confused che ho scoperto la dj canadese ventenne Claire Boucher aka Grimes… per me fotografia e musica fanno parte del medesimo universo creativo.
Ringraziamo Massimo per la sua disponibilità e per averci concesso l’intervista. Il suo stream flickr, lo trovate a questo indirizzo: http://www.flickr.com/photos/ankor2/
Save the date: Mostra Fotografica Massimo Ankor | Organiconcrete
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