Lo so che in questi giorni avete gli occhi puntati su una sola direzione, quella del vostro grande schermo per seguire gli europei di calcio, e so anche che avete mandato il vostro cervello in ferie per non avere rotture di scatole ma sappiate miei cari lettori della domenica che in questa settimana, oltre a parlare del biscotto e dell’arrivo di Zeman alla Roma, sui quotidiani si parla anche della prima astronauta cinese nello spazio, del matrimonio di Carlo Conti, della rasatura a zero di Charlyze Theron, del gatto cleptomane, della promozione “vieninudoecomprigratis” di un supermercato tedesco e soprattutto dello sgambetto in Campidoglio, ovvero una fantastica esibizione del capo della segreteria del sindaco capitolino da vedere assolutamente alla moviola.
Vogliamo concludere questa settimana con qualcosa di più geniale?
Allora per l’occasione vi porto a New York, precisamente a Manhattan dove vive e lavora un artigiano della street art, uno di quelli che trascorre ore ed ore in laboratorio a disegnare e intagliare grandi poster vivisezionati attraverso un proiettore che poi finiscono sulla strada, in bella vista.
L’artista in questione si chiama Gaia e i suoi lavori parlano di natura, di uccelli, di uomini che cercano il contatto con la società urbana, creature umane che si infilano nei meandri delle pareti dei muri che percorriamo ogni giorno, esseri che ci osservano con grandi occhi e chiedono forse qualcosa a noi. Tra le tante immagini che girano sul web ce n’è una che mi ha particolarmente colpito per il richiamo ad un grande artista italiano, Caravggio, nel suo celebre dipinto Giuditta e Oloferne dove la testa di quest’ultimo nell’opera di Gaia è tra le mani di un gallo con le sembianze umane, forse un segno premonitore dell’esito delle lotte tra gli esseri viventi dove gli animali e la natura hanno la meglio sulla razionalità umana. O forse no.
Riflettete gente e poi ne riparliamo.
Buona domenica!
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.
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