Quanti anni hai, di dove sei e da quanto tempo fai l’illustratore?
Ho quarantatre anni, sono di Roma e sono illustratore dal 1998.
Come hai imparato a “disegnare”?
In diversi modi.
Il primo è stato quello comune a tutti coloro che, in qualche modo, disegnano da adulti: disegnavo da bambino e ho continuato a farlo nel corso del tempo.
Il secondo è stato osservando attentamente il lavoro di mio padre, pittore, e seguendo i suoi consigli.
Il terzo, frequentando il liceo artistico.
Il quarto è riassumibile così: osservando il lavoro di tanti professionisti e cercando di capirne le meccaniche.
Il quinto, il più difficile, è stato quello di accorgermi di cosa mi era più ostico disegnare e disegnarlo, ridisegnarlo, ridisegnarlo, ridisegnarlo…
Il sesto, quello che è ancora in corso, è legato al mestiere. Ogni commessa presenta una nuova sfida. Non c’è allenamento migliore.
La tua è una passione, un lavoro, o entrambe le cose?
La mio è un mestiere. A volte, questo mestiere coincide con la mia passione, ma non sempre. A volte è solo qualcosa che va concluso in tempo per rispettare le deadlines.
Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Procedo in entrambe le maniere. Dipende da tante cose se scelgo l’una al posto dell’altra. Preferisco, comunque, realizzare tutto utilizzando tecniche tradizionali, concrete e non digitali. Quando ricevo una richiesta che m’intriga, mi prendo il giusto tempo e la realizzo tradizionalmente. Non considero il digitale un qualcosa di meno nobile, però. Da questo punto di vista, per me, l’una cosa vale l’altra. La mia è solo una preferenza personale legata alla realizzazione, all’operare, non al risultato.
Da cosa trai ispirazione? E cosa cerchi di trasmettere con le tue illustrazioni?
Difficile a dirsi. L’ispirazione è un qualcosa di così vago… Diciamo che osservo molto il lavoro degli altri illustratori. A volte resto affascinato da alcune scelte cromatiche o formali e cerco di declinarle in modi alternativi. A volte è la storia stessa a fornire ispirazioni. A volte i testi che mi trovo a dover illustrare sono talmente pieni di suggestioni che tutto viene da se. Il bacino più generoso, comunque, resta sempre il proprio vissuto e la propria sensibilità.
Con delle illustrazioni, la prima cosa che si dovrebbe cercare di trasmettere, sono le ambientazioni, le suggestioni, le azioni della storia o di qualunque cosa si stia illustrando. Parliamo di illustrazione, non di pittura in generale. Un’illustrazione che non racconta il tema al quale è legata è un’illustrazione fuori fuoco. Poi, ogni illustratore ha la sua poetica, il suo modo di interpretare e di raccontare. Alcuni parlerebbero di “stile”. Io no.
Che strumenti (e/o software) utilizzi solitamente?
Tutte le tecniche tradizionali: olio, acquerello, acrilico, incisione, grafite, punta d’argento… a volte mischio tutto, dove è possibile. Per quel che riguarda i software, uso Photoshop, Painter, e poco altro. Questi sono più che sufficienti per ciò che devo fare.
Che consigli daresti agli aspiranti designer/illustratori che desiderano emergere in questo settore?
Siate onesti con voi stessi.
Non perdete l’obiettività quando si parla di voi stessi. Paragonatevi costantemente ai professionisti e cercate di capire se siete in grado di essere/arrivare a quel tipo di professionalità o no.
Ogni tipo di presunzione va bandita da voi. Non avete un nemico peggiore di questo, credetemi.
Se avete dubbi su ciò che volete fare, non cercate di mettere un piede in due scarpe.
Non è un mestiere per tutti. Sembra semplice, ma non lo è affatto. Se non fa per voi, cercate di capirlo subito e dedicatevi ad altro.
Una volta sicuri di aver considerato attentamente questi punti propedeutici, cercate di studiare il più che potete. Anche da autodidatti, ma non fatevi sconti. Disegnate tanto e disegnate quello che non sapete disegnare. Vi troverete a disegnare meglio quello che sapevate già disegnare. Guardate i maestri. Capite come funziona la luce, la prospettiva, l’anatomia. Quando avrete imparato potrete anche abbandonare tutto per esprimervi in maniera più astratta. Non dedicatevi ad un solo ramo dell’illustrazione se non quando, in questo ramo, avrete tanto lavoro da non poter fare altro. Cercate di illustrare tutto l’illustrabile. Offrite diversi prodotti sul mercato, non uno solo.
Non abbattetevi.
Evitate, con la massima attenzione, di considerarvi “artisti”: l’illustrazione è un mestiere basato sulla cooperazione con le redazioni degli editori, con le agenzie, con il committente. Può succedere che un art director ne sappia più di voi. Questo è quanto di meglio possa capitarvi.
Last but not least, mettetevi in testa che per fare un’illustrazione decente può non bastare fare un disegno eccellente.
Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Tra i grandi adoro Lisbeth Zwerger. Tra gli esordienti… Maurizio Brocca. Ha un gran talento che sta coltivando molto bene.
Ringraziamo Ganluca per averci concesso l’intervista e vi invitiamo a dare un’occhiata al suo sito: http://gianlucagarofalo.blogspot.it/
Grazie a voi ☺
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.
A colpi di matita 2.0: special recap | Organiconcrete
7 novembre
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