Saturday Night – Storie di un Hotel


Cosa fare di sabato sera? È il nostro momento veramente libero: potremmo interagire con i nostri amanti o i nostri familiari; potremmo viaggiare, visitare qualche posto e sostare in un hotel.
Per In Sook Kim, artista coreana, in famiglia non è più possibile interagire né condividere. Stiamo sempre a riempire il nostro tempo e questo ci separa, perché tutte le vie che abbiamo per intrattenere sono fatte per intrattenere noi stessi: comunicare, lavorare, ascoltare, guardare, stendersi sul divano col proprio Pc o per guardare la Tv. Una maniera distante e riflessiva di passare il tempo. E così il sabato sera raccontato da In Sook Kim soccombe all’isolamento.


Nella sua serie “Saturday Night”, In Sook Kim non inventa alcun racconto: l’artista ha messo in scena storie vere raccolte sulle pagine dei giornali, storie accadute in stanze d’albergo.
Racconta 66 momenti di altrettante camere d’hotel, realizzando la fantasia di ogni guardone: gli alloggi rivelano le loro larghe vetrate, mostrando l’intimità dei loro frequentatori. Le foto attirano lo spettatore direttamente nella scena, si diventa scrutatori dell’intima, personale realtà che raccontano, lasciando che un fresco voyeurismo incontri l’ossessività del Peep Show.

Sbirciando tra le 66 finestre di questo hotel si scoprono individui soli.
In un silenzio palpitante che riempie la scena, c’è una donna che si trucca, un ragazzino che gioca, coppie che praticano il bondage, qualcuno che si impicca, i drammi, le gelide pulsioni sessuali e ogni sorta di vizio umano: i confini del pubblico e del privato si mescolano in scene dove regnano attrazione e confusione.

Le geometrie degli oggetti sono studiate per fornire suggestioni visive e mentali utili all’analisi immediata dell’azione: ogni scena è meticolosamente ricostruita, come diorami dettagliati o pièce teatrali arricchite da scenografie colorate.

L’abilità luministica di In Sook Kim aiuta egregiamente la realizzazione di queste storie, le luci scelte con cura dipingono la stanza di quei sentimenti profondi che animano i suoi avventori. Il risultato finale è un vero pezzo artistico, un capolavoro tecnico di rara complessità.
In Sook Kim difende la sua posizione di osservatore, spiegando che non interpreta né critica, ma guarda. Ed è così che ogni stanza è osservata con una superba e coraggiosa fissità, e racconta, senza ritegno e con un profondo senso di serenità, i più intimi segreti dei protagonisti.
Io catturo momenti che altri stentano a ricordare, così offro loro l’opportunità di gettare di nuovo uno sguardo su qualche dettaglio che possono aver perso. Per me l’arte non è solo un livello alto di percezione, ma una forma di comunicazione. Osservo le persone e la loro posizione nella società, i modi in cui interagiscono”.

Questa artista offre allo spettatore una sarcastica descrizione della condizione umana, scrutata con una sorta di rispettoso terrore.
Le sue immagini sono affermazioni di come la disperazione possa piombare così duramente nell’intimo delle persone, ma soprattutto sono l’evidente constatazione di quanto la notte porti in seno tutta l’ipocrisia dell’essere umano.


Stefano Gizzi

A volte cerco di ricordare a quando possa risalire il primo fotogramma della mia esistenza, ma non sono mai riuscito a trovare un punto d’inizio. Perché da che ne ho memoria la fotografia ha sempre fatto parte di me.

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