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A colpi di matita: Mauro Antonini

A colpi di matita: Mauro Antonini


Quanti anni hai, di dove sei e da quanto tempo fai l’illustratore?
Hello There!! Mi chiamo Mauro Antonini, ho 31 anni, sono nato e abito in una città piena di piccioni che si chiama Roma, o almeno così è materialmente, perchè con la testa mi capita spesso di stare da altre parti. Disegno da sempre, ma ho incominciato a propormi da una diecina d’anni facendo girare miei progetti sul web e ad accettando lavori su commissione. Piccioncinema – la mia opera più personale e a cui sono attualmente più legato – invece, ha un anno di vita da poco compiuto.

Come hai imparato a “disegnare”?
Credete nel talento genetico? Mio nonno era pittore, scultore, incisore, creava dal nulla con qualsiasi materiale, insomma era un artista completo (e con lui lo era anche mia nonna perchè anche “solo” fare i nonni è un arte!). Mia mamma insegna “Arte e immagine” – non chiamatela “educazione artistica” o si arrabbia! – ai bimbi delle medie. Quindi va da sè che io abbia respirato profumo di carta, grafite e inchiostro ancor prima di imparare a camminare o parlare. Il bello è che mio nonno era un astrattista, mia mamma pasticcia con un sacco di colori e io sono venuto fuori con uno stile figurativo-cartoonesco ed una fascinazione per il bianco e nero netto. Un pò di mio, alla fine, ce l’ho messo!

La tua è una passione, un lavoro, o entrambe le cose?
Prima di tutto è un bisogno. Non riesco a stare senza disegnare, è qualcosa che il mio fisco mi richiede continuamente, disegno quando sono arrabbiato, calmo, triste, allegro, innamorato, deluso. Disegno sempre, appena posso e dovunque, è un momento di sfogo e quindi, si, una grande passione. Ma certamente è anche un lavoro, il che mi appassiona ancor di più!. Ho collaborato a vari progetti audiovisivi (come storyboard artist o concept artist) e ho una lista sempre ricca e in attivo di “commission” (il termine tecnico per illustrazioni su commissione). Piccioncinema, poi, ultimamente ha sviluppato il proprio merchandising, con gadget e altro materiale “Piccionizzato”.

Solitamente disegni prima su carta oppure elabori tutto direttamente su pc?
Disegno sempre e solo su carta, con matite e chine. Nei miei disegni non v’è elaborazione al computer (se si esclude il lettering nei balloon quando si tratta di fumetti).

Da cosa trai ispirazione? E cosa cerchi di trasmettere con le tue illustrazioni?
Noi siamo ciò che mangiamo, è inevitabile. Nei miei disegni c’è tutto il mio background pop-culturale. Piccioncinema ne è un esempio lampante: Piccion in ogni vignetta visita un film differente, e solitamente si intrufola nelle mie pellicole del cuore, nelle opere che mi hanno formato (ma anche questa non è una regola, visto che nella rubrica parallela Fan Piccion anche i fan richiedono incursioni di Piccion nei loro film prediletti, quindi non si tratta solo dei miei gusti). E poi, ovviamente, ci sono i fumetti: sono un lettore e collezionista ossessionato dal completismo, e spesso mi capita di leggere una storia più volte, una delle quali solo per ammirare i disegni, per “cibarmene” appunto.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda non ho un “piano segreto” per trasmettere emozioni specifiche, spero solo che il mio pubblico non sia passivo. Mi soddisfa ricevere impressioni e pareri di ogni tipo, ogni cosa che faccio ha successo se riceve una reazione.
Adoro quando i fan di Piccion mi sgridano perchè lo tratto male nelle vignette – quando ad esempio lo ritraggo tagliato a fettine dagli artigli di Wolverine o minacciato dallo Squalo spielberghiano – vuol dire che ho creato empatia tra lui e il pubblico. Non chiedo di meglio.

Che strumenti (e/o software) utilizzi solitamente?
Carta; matite di diverso tipo; pennarelli a china con varie punte e uno scanner per portare i disegni in codice informatico. Non aggiungo nulla con il computer. Tutto quello che si vede nei miei disegni online o esposti alle mostre è tale e quale all’originale cartaceo.

Che consigli daresti agli aspiranti designer/illustratori che desiderano emergere in questo settore?
Disegnare: tanto, tantissimo, sempre e dovunque. Provare vari materiali, testare varie superfici, usare tutto ciò che oggi si ha a disposizione per esprimersi, dagli inchiostri ai pennelli fino ai programmi di grafica. Biogna sentire qual’è lo strumento che “ci parla” e comprenderne il codice. E bisogna soprattutto essere umili e non concepirsi come “autori onniscenti”. E’ fondamentale imparare ad ascoltare i mondi immaginari che sono attorno a noi e che non aspettano altro che essere rappresentati.

Un illustratore che ci consigli di tener d’occhio?
Mi trovo in difficoltà a fare un nome. Preferisco consigliare, in generale, di porre più attenzione ai nomi dei disegnatori, degli illustratori, dei cartoonist che si celano dietro alle opere che più ci piacciono. Molto spesso ci troviamo a leggere un fumetto di Superman o a guardare un cartoon di Wile E. Coyote o una scena de Il Signore degli Anelli e a considerali geniali ed emozionanti per la grafica, la storia che raccontano e via dicendo. In quel momento io cercherei di scovare chi c’è dietro alle nostre passioni, leggere i credits delle opere, e confronterei i nomi degli artisti che ci emozionano con quelli di altri che hanno affrontato i medesimi personaggi o i medesimi mondi immaginari. Oppure cercherei lavori degli stessi artisti ma in ambiti diversi. E’ fondamentale per sviluppare una personalità e un gusto non passivo.

Ringraziamo Mauro per averci concesso l’intervista e vi invitiamo a tenere d’occhio il suo blog: http://mauroantonini.blogspot.com/

Grazie a te! Ci vediamo nei fumetti e Stay Picc!!

 

 


Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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