E lo sai allora cosa ti dico, dopo mille giorni e centinaia di parole?
Che tu sarai uno di quelli che si portano sulle spalle un sacco pieno di rimpianti scaduti, perchè troppo occupati a trovare assurde uno di quelli che si guardano indietro solo quando quello che volevano è ormai su un’altra galassia, lontano anni luce.
Tu sarai uno che si ritroverà le mani coperte di calli, usate per trattenere tutto tranne ciò di cui avevano davvero bisogno; uno di quelli fregati dal “troppo”, troppo tardi, troppo lontano, troppi dubbi, troppe scuse; sarai uno di quelli che si lasciano consumare dalla nostalgia, che rimangono fermi a fissare una porta socchiusa, che procedono per fatti e deduzioni logiche e pensieri concreti.
Tu sei uno di quelli che parlano ma non dicono, che nascondono, che non meritano, perchè tutti i gesti e le parole e l’impegno che ho dirottato verso di te hanno avuto la stessa utilità di un ombrello quando fuori c’è il sole, di una margherita senza petali che non puoi più usare per il “m’ama o non m’ama”.
Tu sei uno di quelli che possono contare ad uno ad uno tutte le volte che avrebbero voluto fermarsi e hanno continuato, tutte le volte che avrebbero voluto parlare ma invece sono rimasti fermi ad ascoltare, che hanno lasciato fossero scelti invece di scegliere; uno di quelli che non dormono per l’eco delle occasioni mancate, che non hanno capito che i gesti li puoi trattenere, ma gli sguardi non mentono.
Tu sei tutto questo e ancora di più.
Tu sei il nome che avrei voluto scrivere, la croce che avrei voluto portare, la voce che avrei voluto per sempre sentire.
Tu sei quello che svuotava il mio sguardo, quello che mi toglieva perfino le parole.
Tu sei qualcosa per cui non esiste alcuna definizione, alcuna canzone.
Ma sai cosa c’è, dopo mille giorni e centinaia di parole?
Che io, tutto questo, non lo voglio più, che io non voglio più cercare quella definizione, non voglio più continuare ad ascoltare questa canzone; io non li voglio i rimpianti scaduti e i “troppo tardi”, non voglio i fatti nè le deduzioni logiche nè i pensieri concreti.
Io voglio la faccia, voglio le mani che si sporcano, le unghie che graffiano, voglio la verità; voglio dipendenza, voglio lacrime.
Voglio dirti che, saranno anche passati mille giorni e centinaia di parole, ma io ti amo, ti amo come si amano le cose fragili e preziose, con cura e dedizione, quasi con paura; ti amo come i bambini quando scoprono per la prima volta gli aquiloni e pensano di non poter più vivere senza, come le ostriche che nascondono le loro perle per timore di mostrarle al mondo, come tutte quelle cose che è inutile appuntare perchè tanto le ricorderemmo ugualmente.
Ecco come ti amo; come un filo che alla fine si spezza, come una biglia che rotola e poi arriva alla sua buca, come qualcosa che non basta.
Perchè l’amore, da solo, non basta.
E il mio non basta più.
Tu non basti più.
“Scusami per quello che ti ho dato, se ti ho desiderato oltremodo scusami…”
Alice Innocenti
Alice Innocenti, ventun anni, amante delle parole. Di ogni tipo di parola. "Nella vita vera non posso cancellare, tornare indietro, ripensare a quello che ho detto, correggerlo. Allora scrivo. Per prendermi la rivincita sulle parole. Per raccontare come sarebbe andata se avessi scelto quelle giuste".
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