Domenica in strada: Ericailcane


Signore e signoreimettetevi pure comodi, sorseggiando rumorosamente il vostro succulento thè delle cinque (classico o frutti di bosco?) o fumando la pipa spaparanzati sul divano, ciò che abbiamo da proporvi oggi e solo per i prossimi 7 giorni ha dell’incredibile, non lo avete mai visto prima. Non si rompe, non nuoce alla salute e non sporca, mie care signore. Ne avrete bisogno, non ne potete fare a meno. Seguiamo la formula soddisfatti o rimborsati. Leggere attentamente il foglio illustrativo..
Aprite bene gli occhi gente, non è una televendita (ora potete respirare) ma un omaggio ad un artista formidabile, uno dei migliori sicuramente. Non ha bisogno di tante presentazioni, difatti poche cose si sanno sul suo conto. Alcuni dicono che abbia studiato e vissuto a Bologna, altri dicono di averlo visto in giro in altre città, come al Fame festival di Grottaglie o nel quartiere Laurentino 38 di Roma, a Lisbona e persino a Los Angeles dicono di aver sentito parlare di lui; atri curiosoni come me affermano di averlo beccato a creare fantasticherie con Blu (sì, il mio preferito) tra Modena e Bologna.

Avete capito che stiamo parlando di Ericailcane (sì, si scrive così, tuttoattaccato), un genio della street art che con pennelli e rulli crea delle figure gigantesche sui muri delle città, nella maggior parte dei casi animali che irrompono nel grigiore cittadino, fuggiti dai loro habitat per imporsi al nostro sguardo: fenicotteri con  tacchi rossi, polipi incastrati nelle mani di esseri umani e coccodrilli rampicanti sono solo alcuni esempi.
I suoi soggetti sembrano raccontarci storie surreali, favole in cui cavalli vengono trascinati da lumache, volpi che si rincorrono calpestando i giochi di plastica per bambini, conigli e cavallette muniti di forchette che danno la caccia ad un Arcimboldo spaventato.
Come un cantastorie di altri tempi, Ericailcane crea un universo simbolico e colorato, dove l’unico uomo partecipe è colui che si ferma a scrutare le sue storie, ritrovando nella sfrontata fantasia dell’artista una quantità illimitata di goliardia che ben pochi sono coscienti di avere.

 

 


Zelda

Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.

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