Stanchi di appendere palle di Natale? Fate una sana pausa ricreativa con le nostre pillole di street art domenicale. Oggi vi parliamo di un artista eclettica e da anni ormai nota nell’universo della street culture. È una pittrice, illustratrice e set designer. Alice Pasquini in arte Alicé è nata nella capitale, dove ha compiuto i suoi studi presso l’Accademia delle Belle Arti, ma è conosciuta anche all’estero grazie alle sue realizzazioni a dir poco stupefacenti con cui ha lasciato il segno sui muri delle capitali europee. Proviene dalla old school dei graffiti e le sue prime esperienze nel campo della street art le ha condivise insieme a Sten&Lex, ma nel corso degli anni si è imposta per la sua creatività che va fuori gli schemi.
Vanta un curriculum artistico di tutto rispetto, con collaborazioni e partecipazioni a progetti come Innerwall 2011 a Milano, una collettiva di donne, e la sua performance a “Le mure”, un progetto che ha coinvolto artisti di calibro internazionale.
Inoltre, ha collaborato in qualità di illustratrice alla realizzazione del libro “Vertigine” di Melissa P., edito da BUR .
Nei suoi capolavori la donna è il soggetto privilegiato, una moltitudine di universi femminili ritagliati in scorci cittadini, sui muri grigi delle metropoli, dove i volti delle sue figure femminili si nutrono degli sguardi dei passanti. Donne indipendenti, donne che profumano di pensieri e voglia di libertà, adolescenti complicate e bambine impertinenti.
Emozioni e sensazioni si mescolano nei colori chiari e vivaci del suo mondo figurativo, la bellezza e la semplicità dei soggetti arrivano dentro l’immaginario di chi si ferma a guardare per strada i suoi gioielli d’arte.
Osservare i suoi personaggi, donne e bambini che respirano il mondo circostante, vuol dire assaporare le linee umane che vivono tra i contorni urbani che nelle sue rappresentazioni sono sfumature di uno spazio che si lascia penetrare. Non esistono barriere, non esistono ostacoli nel suo modo di vivere la metropoli: nelle sue città fatte di colori ed emozioni i rumori vengono sopiti, lasciano spazio all’immaginazione.
Zelda
Mi chiamano Zelda, come la principessa dei Nintendo, come Zelda Sayre Fitzgerald, come Beautiful Zelda della Bonzo Dog Doo-Dah Band. Sono alta quanto una mela della Val di Non, sono impertinente come i miei capelli e mi nutro di street art, quella roba di cui vi parlo la domenica quando avete il cervello quadrato e parlate di rigori e schedine. Non potrete fare a meno di me.
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